TRICHIANA (BELLUNO) (ITALPRESS) – I lavoratori e le organizzazioni sindacali territoriali Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil di Trichiana dove sorge lo stabilimento di Ideal Standard hanno manifestato oggi a Cortina durante il passaggio del Giro d’Italia.
Esasperati dall’atteggiamento della multinazionale belga, i sindacati chiedono che la proprietà valorizzi la produzione affidata alle maestranze italiane che hanno competenze e know-how e paventano il concreto rischio che la Ideal Standard voglia chiudere il sito di Trichiana per spostare la produzione in paesi come Egitto e Turchia a basso costo del lavoro e bassissimi diritti dei lavoratori.
I lavoratori che durante la manifestazione al Giro d’Italia hanno esposto l’eccellenza dei manufatti sanitari prodotti a Trichiana contestano la pratica del “gioco delle tre carte” messa in atto dai Fondi d’investimento (Anchorage Capital e CVC), proprietari del marchio che, secondo i rappresentanti delle 3 sigle sindacali di categoria presenti oggi a Trichiana, “a parole dicono di non voler chiudere lo stabilimento ma, nei fatti, stanno attuando una sostanziale riduzione dei volumi produttivi, della ricerca di commesse e da pratiche antisindacali indicando una palese volontà di delocalizzare gli impianti e investire i profitti in altri settori come il calcio (cfr. CVC) e media (cfr. Anchorage)” Ideal Standard – sempre secondo quanto contestato dai sindacati – è un’azienda acquisita dai Fondi con la tecnica del “Leverage buy-out”, per cui si rilevano aziende ad alta liquidità, caricandole dei finanziamenti sostenuti per l’acquisizione stessa, comprandola cioè con i suoi stessi soldi.
È così che oggi la Ideal Standard di Trichiana, che dà lavoro a circa 500 persone e altrettante famiglie della comunità di Borgovalbelluna, è sotto la forca di una ristrutturazione e delocalizzazione del sito produttivo.
“L’attuale management – affermano le 3 sigle sindacali – nega di avere deciso per lo spostamento di tutti i volumi del sito bellunese e, negli incontri con sindacati e Governo italiano, tergiversa. L’amministratore delegato non si presenta agli incontri mandando al suo posto rappresentanti dell’azienda senza deleghe sulle decisioni da prendere. Nei progetti del Gruppo – continuano i rappresentanti dei lavoratori – sembra esserci anche la cessione del marchio Ceramica Dolomite, un brand storico italiano creato nel 1965 grazie ai fondi statali stanziati dopo la tragedia del Vajont per sostenere l’economia del bellunese. La ragione di un simile fallimento sta nella rapacità e nell’incapacità di questi Fondi Internazionali di comprendere il significato di sostenibilità e le logiche industriali di un business fatto di prodotto, di tecnologia, di servizio, di competenza. Il nostro obiettivo è costringere il management a presentare un piano industriale in grado di rilanciare un’eccellenza italiana che gode di ampio credito sul mercato italiano ed europeo. A questo scopo i lavoratori e le rappresentanze sindacali hanno dato vita ad un raccolta fondi on line (crowdfunding) per sostenere il mandato affidato a uno Studio Legale di livello europeo che porti in giudizio i vertici della Ideal Standard. Al Governo Italiano i lavoratori chiedono un intervento deciso per impedire che multinazionali senza volto affossino definitivamente il sistema produttivo del nostro Paese solo per perseguire speculazioni finanziarie”.
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