L’arresto di Helg: nuvole nere sul Consiglio di amministrazione Gesap
Dopo il “big bang” dell’arresto in flagranza di reato di Roberto Helg, nuvole nere si addensano sul futuro del Consiglio di amministrazione della società che gestisce lo scalo palermitano di Punta Raisi.
Il presidente Giambrone aveva tentato di accreditare la tesi della “pecora nera” in un team proiettato al rilancio della Gesap, ma la pubblicazione degli appalti, assegnati con procedure molto “eterogenee” e con ricavi altrettanto diversificati, ha messo in moto un meccanismo, il cui esito è difficile da prevedere sia sul fronte giudiziario che su quello politico.
La Regione ha avviato un’indagine ispettiva nella Camera di Commercio di Palermo: lo ha comunicato l’assessore alle Attività produttive, Linda Vancheri, che l’ha richiesta espressamente al dirigente generale del dipartimento. La Vancheri era già finita nell’occhio del ciclone per via dell’affidamento della missione “Expo 2015” all’Unioncamere del suo “mentore” Antonello Montante e ha ritenuto opportuno non lasciare nuove ombre.
Anche Giangiacomo Palazzolo, sindaco del comune di Cinisi – che fa parte della compagine societaria di Gesap – non ci sta a fare da spettatore: ha già annunciato che all’Assemblea dei Soci del 13 marzo chiederà le dimissioni del presidente del Consiglio di Amministrazione della società.
“Innanzi alla gravità di quanto accaduto – afferma Palazzolo – blanda ed inadeguata appare la reazione del Presidente Giambrone, dal quale ci si sarebbe aspettati una reazione reale ed efficace dinanzi al fatto criminale che ha avuto per protagonista il Vice Presidente Roberto Helg”. “Limitarsi a dichiarare che la Gesap – conclude il sindaco – si costituirà parte civile, appare minimale e deficitario dinanzi alla gravità dell’accaduto”.
Insomma la slavina rischia di diventare valanga e di travolgere tutto il management della Gesap: troppi dubbi e interrogativi si addensano sulla gestione degli appalti di concessione degli spazi e la politica, che lamenta sempre l’ingerenza della magistratura, non può attendere passivamente l’accertamento delle responsabilità penali senza intervenire.