L’amore si fa in tre: Arcigay Palermo lancia campagna sul sesso sicuro

 

L’amore si fa in tre.  In occasione di San Valentino Arcigay Palermo lancia la campagna di sensibilizzazione sul sesso sicuro e i primi tre incontri per i test rapidi, anonimi e gratuiti per l’Hiv e le Infezioni sessualmente trasmissibili (Ist).

I test si svolgono a bordo del camper medico il 19 febbraio dalle 10 alle 14 tra i viali dell’Ateneo universitario di Palermo, il 28 febbraio e il 28 marzo dalle 18 alle 21 alle officine Arcobaleno, sede di Arcigay, in via Rosa alla Gioiamia, 2).
“Quando il gioco si fa duro è meglio essere protetti” o “L’amore si fa in tre” (il terzo elemento è il preservativo): le grafiche sono state ideate appositamente per una campagna non discriminatoria e che possa arrivare a chiunque. In coppia o no e con chiunque si abbia una relazione l’importante è fare sesso sicuro: usare il preservativo, il preservativo femminile, il dental dam ed essere a conoscenza di tutti mezzi di prevenzione.

La campagna si inquadra nella più generale attività di prevenzione svolta sul territorio svolta da Arcigay Palermo: nel 2019 grazie alla partecipazione al progetto “We Test – Mettiamo la salute in circolo” di ARCO – Associazione Ricreativa Circoli Omosessuali, sono previsti tre appuntamenti per il test Hiv tra febbraio e marzo. Nel resto dell’anno prosegue invece il progetto “PrevenGo” grazie al sostegno dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese.

Come nei due anni passati, “PrevenGo” (finanziato da Fondazione con il Sud) porta la prevenzione delle Ist sulle ruote del Camper medico raggiungendo contesti non medicalizzati come piazze, scuole, spiagge, discoteche etc. delle province di Palermo, Trapani e Agrigento. Insieme al medico che fa i test rapidi, anonimi e gratuiti ci sono i volontari dell’associazione che danno informazioni e supporto sul tema delle Ist, del sesso sicuro, della prevenzione e dell’autodeterminazione della propria sessualità.

L’amore si fa in tre: impegno per la prevenzione delle Ist

“Arcigay Palermo conferma il suo impegno per la prevenzione delle Ist, per la lotta allo stigma e ai pregiudizi che ancora oggi circondano l’Hiv e le infezioni sessualmente trasmissibili e contro i tabù che impediscono che in Italia si faccia educazione sessuale nelle scuole – commenta Daniela Tomasino, responsabile per Arcigay Palermo di We Test – iniziative che permetterebbero un approccio più consapevole al sesso, una minore incidenza delle infezioni, delle gravidanze in età adolescenziale e persino degli aborti”.

L’importanza della diagnosi precoce

“Proseguire nelle attività di questo progetto è doveroso perché nasce proprio da una reale esigenza percepita nel territorio come anche suggerisce la recente nota dell’Istituto Superiore della Sanità: nel 2017 a più della metà delle persone con una nuova diagnosi di Hiv, infatti, è stata diagnosticata in una fase avanzata dell’infezione – spiega Marco Ghezzi, vicepresidente di Arcigay Palermo e responsabile di “PrevenGo” – l’offerta del test rapido “on the road” accessibile nelle piazze e nei luoghi di divertimento permette di abituare la popolazione alla prevenzione e, forse, ad avere meno paura di questi fondamentali strumenti preventivi.

Conoscere il nostro status sierologico permette di prenderci cura di noi e dei nostri partner: grazie alle terapie oggi esistenti è possibile tenere a bada il virus e raggiungere una carica virale “non rilevabile” quindi non trasmettere più il virus. Tutto questo senza però mai dimenticare l’importanza dell’uso del preservativo che ci mette al riparo non solo dall’Hiv, ma anche da tutte le altre infezioni sessualmente trasmissibili”.

L’incidenza delle Ist nella popolazione non diminuisce ma fa anzi registrare degli aumenti: a causa della mancanza di educazione sessuale a scuola, di campagne istituzionali di prevenzione, dell’alto costo di preservativi e dam attualmente, in Italia sono tra 125mila e 130mila le persone convivono con l’Hiv (prevalentemente maschi). Sebbene larga parte di queste persone sia già stata diagnosticata, tra le 12mila e le 18mila non hanno ancora scoperto la propria sieropositività nonostante almeno un terzo (circa 6mila) abbia un’infezione da Hiv in fase avanzata.