L’ombra lunga dei ladri della luce. Sembra qualcosa che sta a metà tra il titolo di una saga celtica e la visione onirica di un mistico che ha mangiato pesante prima di coricarsi. Nulla di tutto ciò. In gergo popolar-giudiziario il “furto di luce” non corrisponde all’azione di chi si impossessa della Verità, bensì di chi, molto più modestamente, sottrae fraudolentemente energia elettrica.
Il fenomeno possiede proporzioni tutt’altro che contenute, e prova ne sia che la Procura di Palermo ha organizzato una sezione specializzata nei furti di utenze domestiche. Nel “furto di luce” vi incappano soggetti di ogni censo e ceto: dal commerciante che paga assai e ha deciso di risparmiare, al poveretto che davvero non ce la fa e non vuol restare al buio, dall’insospettabile professionista che potrebbe pagare ma non vuole farlo, fino ad arrivare al prototipo siculo del nullafacente con Rolex e cellulare ultimo modello.
Tutti insieme appassionatamente, azzerati nelle distanze sociali e accomunati dall’umiliante accusa di aver rubacchiato la corrente elettrica. Colpa del continuo rincaro delle bollette? Della crisi economica ormai cronica? Semplice piacere di fruire di un servizio senza pagare? Probabilmente, alla base di chi vuol fare fessa l’ENEL vi sarà una sommatoria di concause.
Vero è però che né le sanzioni minacciate dal codice penale, né il rischio di essere arrestati in flagranza di reato – e quindi di fare la figura di Pinocchio in mezzo ai due Carabinieri mentre si va incontro al processo per direttissima – riescono a contenere l’instinto predatorio dei ladri d’energia.
Anzi, questi ultimi, dal canto loro, si sono persino diabolicamente affinati per arraffare la corrente senza farsi scoprire.
Spesso si fa criminologia d’accatto, e anche noi indulgiamo in questa pratica con quella voluttà che le interminabili ore di ozio in attesa della chiamata del “proprio” processo hanno trasformato in un vizio peggiore del fumo.
Si va dagli affezionati alla calamita sul contatore – che forse era più efficace coi vecchi misuratori a disco, ma che pare non sia mai passata di moda nemmeno dopo l’avvento di quelli elettronici – ai chirurghi del furto, che abilissimi scoperchiano i contatori e ne modificano sapientemente i circuiti per registrare consumi inferiori; si passa dai furbacchioni che, con precisione da talpa, scavano nei muri per intercettare i cavi in entrata e bypassare il contatore, per arrivare ai “radicali” che, talvolta sfoggiando doti di abilità acrobatica, suggono avidamente la corrente elettrica collegandosi alla rete di distribuzione delle pubbliche vie.
E le conseguenze? Nessuna o quasi, verrebbe da dire: le pene applicate alla fine sono miti, talvolta c’è il beneficio della sospensione condizionale e il tutto si risolve in qualche mese di galera virtuale e in una multa che nessuno pagherà.
E L’ENEL? Poveraccia, incassa stoicamente i colpi dei ladri di corrente e fa quel che può: ha intanto i suoi bravi verificatori – i cui volti stanchi e annoiati sono ormai noti alle aule di giustizia – che trascorrono giornate intere, con la loro divisa azzurra e arancione, a saltabeccare tra un’aula e l’altra per rispondere alle domande cavillose di chi deve pur fare qualcosa per difendere i propri clienti.
Viviamo in tempi difficili, questo è poco ma sicuro. Abbiamo il reddito di cittadinanza che, stando alle cronache, spesso è a dir poco ridicolo anche se, come si suol dire, gli riconosciamo almeno il merito di aver provato a dare una mano a chi è in difficoltà. Per chi vive in ristrettezze economiche esiste il Bonus Bolletta, una specie di sconto annuo della consistenza variabile di qualche centinaio d’euro.
Troppo poco, se pensiamo ai costi medi annui che una famiglia standard sopporta per l’utenza elettrica. Non è forse il tempo e il caso di inventarsi – dopo il reddito di cittadinanza – anche la Luce di Cittadinanza (il nome, anche qui, sa involontariamente di New Age)? Un’energia libera, erogata a prezzo simbolico, riservata a chi in effetti non potrebbe permettersi il costo di una normale fornitura.
A cavallo tra il XIX e il XX secolo, ben prima che nascessero i pentastellati, uno scienziato molto stravagante ci aveva già pensato: Nikola Tesla, con la sua mente proiettata nel futuro, immaginava un’energia illimitata, trasmissibile senza cavi e fruibile da chiunque in saecula saeculorum.
Tesla fu un genio, questo è sicuro, incompreso come quasi tutti i geni e talvolta perfino dimenticato, ma quell’idea – al pari di tante sue altre – fu considerata, anche in quei tempi, un segno di conclamata pazzìa. Era impossibile da realizzare? Tecnicamente non osiamo pronunciarci, ma una cosa era certamente sfuggita allo scienziato nato in Croazia da una famiglia serba: erogare energia gratis non sarebbe risultato gradito a chi, producendola, guadagna montagne di denaro.
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