Si accendono le speranze per il regista catanese della pellicola La voce negli occhi, Pietro Crisafulli. Nei giorni scorsi, Crisafulli ha consegnato una copia del film al leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Il regista ha raccontato la storia del figlio venticinquenneDomenico “Mimmo” Crisafulli che nel film ha interpretato lo spirito di Agatino Crisafulli, fratello di Salvatore e Pietro Crisafulli, morto 25 anni prima. Mimmo è morto nello stesso giorno e alla stessa ora dello zio Agatino, proprio davanti la clinica dove aveva girato le scene del film. Il figlio del regista è scomparso lo scorso marzo a causa di uno scontro tra la moto che guidava e un’automobile, nel rione Barriera di Catania.
Il regista catanese ha ricordato insieme al premier di Forza Italia la storia del fratello Salvatore, morto 5 anni fa dopo un coma in stato vegetativo post-traumatico durato dieci anni, al quale Berlusconi aveva inviato una lettera per mostrare la propria vicinanza, e della mamma Angela, anche lei deceduta, qualche settimana prima l’uscita del film La voce negli occhi. Una pellicola che ancora oggi è censurata in tutta Italia ma che Berlusconi ha promesso di mettere fine a questa drammatica storia.
«Quando mi parlano di situazioni di questo genere, come la morte di Mimmo e Salvatore Crisafulli, mi rattristo – ha detto il premier di Forza Italia al regista Pietro Crisafulli –Sono molto vicino alla vostra famiglia e ai figli di Mimmo, scomparso da pochi mesi. Appena possiamo trasmetteremo il film intelevisione». Berlusconi è rimasto molto colpito dalla coincidenza della morte di Mimmo e Agatino e, dopo aver abbracciato il regista Pietro gli chiese come stanno i figli di Mimmo e se lui avesse un lavoro.
Il regista ha spiegato che ha perso tutto proprio per assistere il fratello Salvatore sin dal giorno dell’incidente. Berlusconi, quindi, ha voluto i contatti di Crisafulli dicendogli che si sarebbe fatto vivo molto presto.Pietro, dopo l’incontro con il leader di Forza Italia, non ha nascosto la propria soddisfazione: «Per me questo è stato l’incontro più importante della mia vita. Lo desiderava tanto la mia dolce mamma Angela, che credeva tanto in Silvio Berlusconi. Lo ripeteva spesso anche prima di morire. Ho potuto finalmente onorare mia madre, mio fratello Salvatore e anche mio figlio Mimmo – ha concluso il regista –Dopo questo incontro credo non ci sia altro passo importante da poter fare per far sapere e conoscere a tutto il mondo la nostra storia d’amore di sofferenza e di lotta continua».
Crisafulli, inoltre, ha un sogno: quello di creare un centro risvegli in Sicilia per tutte quelle persone che vivono il dramma del coma in stato vegetativo. Un sogno che avevano i due fratelli, Pietro e Salvatore, fondatori della Onlus Sicilia Risvegli, impegnata a sostegno dei familiari dei malati in coma o affetti da gravi malattie neurodegenerative. Poco meno di due mesi fa il film è stato proiettato anche al “Lincoln Plaza Cinemas” (New York). Dall’America sono arrivate molte critiche verso il Belpaese.
Infatti, Martin Hunter, della National State Vegetative Association ha attaccato duramente l’Italia e il Vaticano. Secondo Hunter non è giusto che ogni giorno decine di persone con queste patologie vengano lasciate ai margini. «L’Italia non accetta l’eutanasia, ma uccide le persone», questa una delle frasi molto forti pronunciate da Martin subito dopo la proiezione del film.
La pellicola, realizzata grazie anche al contributo del nipote di Pietro Crisafulli, Rosario Privitera, che ha ottenuto un risarcimento dall’assicurazione dopo essere stato in coma anche lui, nei giorni scorsi è stata proiettata all’I.S.S. “Carlo Alberto Dalla Chiesa” di Caltagirone e racconta la storia di Salvatore Crisafulli, diventato celebre con l’appellativo del “Terri Schiavo Italiano” e deceduto nel 2013 a 48 anni. Dopo anni trascorsi completamente immobilizzato, incapace di comunicare se non attraverso lo sguardo, per i gravi postumi di un incidente stradale. Salvatore Crisafulli è stato un uomo giudicato clinicamente in stato vegetativo, da diversi luminari della scienza medica, interpellati nella lunga odissea durata fino al 2013, data in cui avvenne la morte di Salvatore in attesa che un giudice italiano lo autorizzasse a curarsi con cellule staminali.
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