“Fare autocritica è necessario e non faremo sconti. Ma pensare che il mancato completamento della rete dell’emergenza a Catania sia stato il motivo della tragedia può apparire strumentale”.
E il senso della linea adottata dall’Assessore alla Salute Lucia Borsellino, chiamata a riferire all’Ars i risultati dell’inchiesta amministrativa sul “caso Nicole”, che ha scosso l’opinione pubblica nazionale.
Insomma non si può addebitare la morte della piccola alla carenza di posti letto in rianimazione pediatrica che, in Sicilia, sono superiori alla media nazionale, ma alla gestione dell’emergenza che è stata affrontata in modo inadeguato, dalla clinica presso cui è avvenuto il parto e dal servizio 118, che hanno ignorato la soluzione più rapida: il Pronto Soccorso.
I tempi sono importanti: il parto è avvenuto attorno all’una di notte, i medici di turno si sono accorti quasi subito dell’insufficienza respiratoria e dopo circa mezzora è partita la richiesta di intervento al 118: qui, anziché procedere all’immediato trasporto della neonata in un pronto soccorso cittadino, dotato di reparto di terapia intensiva, è partita la ricerca burocratica di un posto libero mentre il tempo passava e le condizioni della piccola si aggravavano: solo alle 2.30 l’ambulanza è partita in direzione di Ragusa dove però Nicole non è mai arrivata.
Un paio d’ore in cui si sarebbe potuto tentare di salvarla se solo fosse stata affidata ad una struttura dotata delle attrezzature necessarie come il Policlinico, transitando dal Pronto Soccorso.
La Borsellino ha anche comunicato di aver avviato le procedure di sospensione dell’accreditamento della clinica Gibiino come punto nascita, sia per la carenza di pediatri rispetto al numero di parti, che per altre “incongruenze”, sollevando un tema che va esteso a gran parte delle cliniche private, dove ci sono stanze private anche per i parenti, ma quasi sempre mancano le attrezzature di emergenza in caso di complicanze.
Insomma in Sicilia, al momento del parto, o si privilegia la sicurezza o la comodità.
La Borsellino si è anche soffermata sulle difficoltà e sugli ostacoli incontrati nel tagliare gli sprechi del sistema o anche solo nello spostare medici e manager con coperture politiche ed amicizie importanti: un problema che molti deputati regionali conoscono bene per esserne protagonisti.
“Vorrei evidenziare che una maggiore correttezza e lealtà nella dialettica politica, anche in questa occasione, mi avrebbe consentito un più sereno svolgimento del difficile e gravoso compito di assessore alla Sanità. Allorquando il prevalere di molteplici interessi particolari, si contrappone spesso al bene comune che, inevitabilmente, in tema di tutela del diritto alla salute riveste una rilevanza assai sentita dalla collettività”. E, paradossalmente dall’aula è partita una standing ovation dal sapore vagamente catartico. Come si rimedierà alle inefficienze della Sanità è un altro paio di maniche.
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