LA SICILIA E L’ANFE AI DIECI ANNI DEL MUSEO DI MARCINELLE

Regione Sicilia

C’era anche la Sicilia, oggi, a
Marcinelle, a ricordare insieme all’ANFE – l’associazione delle
famiglie degli emigrati – alla presentazione delle iniziative che
ricorderanno, nel 2012, i dieci anni di attivita’ del museo del
Bois de Cazier, a Marcinelle.
Attorno a Marcinelle, alla memoria del…

Regione Sicilia

C’era anche la Sicilia, oggi, a
Marcinelle, a ricordare insieme all’ANFE – l’associazione delle
famiglie degli emigrati – alla presentazione delle iniziative che
ricorderanno, nel 2012, i dieci anni di attivita’ del museo del
Bois de Cazier, a Marcinelle.
Attorno a Marcinelle, alla memoria della immane tragedia in cui
l’8 agosto 1956 hanno perso la vita 262 minatori – 136 erano
italiani – ruota infatti un progetto elaborato dall’ANFE di
Bruxelles a cui la Regione e molti comuni siciliani hanno
assicurato l’adesione.
Arrivavano infatti soprattutto dall’Italia meridionale, le
“braccia” che venivano impiegate nelle viscere della terra,
nell’estrazione – a cottimo – del carbone che ha reso dal 1945 in
poi la Vallonia la regione piu’ ricca e industrializzata d’Europa.
Oltre cinquantamila “stranieri” l’anno raggiungevano il distretto
minerario belga, attratte dalla promessa di un alloggio e di una
paga minima di almeno 478 franchi belgi: 5 mila 850 lire al giorno.
La punta massima fu raggiunta nel 1952, quando nel distretto
minerario, degli oltre 119 mila operai, dei 67 mila stranieri, 48
mila 598 provenivano dall’Italia: soprattutto abruzzesi,
calabresi, sardi e siciliani.
In quegli anni decine sono stati gli incidenti in miniera e
migliaia sono stati i morti. L’Italia ha pagato il tributo piu’
alto: sono 867 gli operai italiani morti in miniera dal 1946 al
1963.
Ma c’e’ un dato che salta agli occhi: dopo Marcinelle e fino alla
definitiva chiusura delle miniere di carbone, negli anni ’70, ci
sono stati solo altri due incidenti, che hanno provocato in tutto
12 vittime.
Marcinelle ha segnato un punto di demarcazione nella legislazione
sulla sicurezza del lavoro e ha aperto una nuova stagione nella
cultura dell’integrazione in materia di emigrazione ed
immigrazione.
L’impatto emozionale e’ ancora fortissimo, all’interno dello
stabilimento a sud di Charleroi che una societa’ immobiliare, dopo
la chiusura della miniera, approfittando del progressivo oblio,
avrebbe voluto trasformare in un grande centro commerciale.
La grande battaglia ideale di Angelo Galvan e Silvio di Luzio,
fondatori dell’associazione “Memoire du Bois de Cazier”, ha
impedito lo scempio della memoria, intestandosi una battaglia per
la salvaguardia di questo “sacrario” della cultura del lavoro.
Oggi, dopo che il sito e’ stato acquisito al patrimonio pubblico
e a dieci anni dalla apertura del museo, l’associazione ha
annunciato di aver raggiunto i suoi obiettivi e di aver avviato le
pratiche per cessare la sua attivita’.
Ogni pietra, ogni macchina, ogni foto, all’interno del complesso
del “Bois de Cazier” ricorda lo sforzo, l’impegno, l’abnegazione
di migliaia di persone costrette a lavorare in condizioni
impossibili.
E intorno a questo posto che sembra sospeso nel tempo, aleggiano
ancora le storie indelebili di migliaia di famiglie che hanno
vissuto l’eroica epopea dell’emigrazione del dopoguerra.
Il programma del decennale del museo, che si interseca con quello
dei 56 anni della tragedia, e’ fitto di attivita’ che rafforzano
la memoria dei fatti che hanno caratterizzato le vicende
industriali del bacino carbonifero, guardano al futuro, in
collaborazione con i musei dell’emigrazione piu’ famosi del mondo,
a partire da quello americano di Ellis Island.
Il percorso del “Bois” e’ stato arricchito da audioguide, da
chioschi interattivi, dalla produzione di un dvd. Ed e’ stata
annunciata la presentazione della candidatura di Charleroi tra i
quattro siti minerari della Vallonia che nel giugno 2012
potrebbero essere inseriti nel patrimonio mondiale dell’Unesco.
In questo contesto, l’ANFE, che quest’anno celebrera’ il suo
sessantacinquesimo anniversario, ha illustrato il suo progetto per
garantire una presenza permanente e attiva a Marcinelle.
“Dobbiamo andare oltre la doverosa commemorazione – afferma il
direttore del dipartimento affari extraregionali della Regione,
Francesco Attaguile -.”
“La lezione storica di Marcinelle e’ oggi piu’ attuale che mai.
Dobbiamo partire da qui – ha concluso – per avviare iniziative
permanenti che guardino al futuro della sicurezza del lavoro,
della formazione e della integrazione dei migranti”.
ga/laco
021817 Feb 12 NNNN
(Regione Sicilia)