L’aria siciliana migliora in termini di qualità e il mare è complessivamente in buona salute. È quanto emerge dai dati contenuti nell’Annuario dei dati ambientali 2021, elaborato dall’Arpa, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. «L’annuario – spiega l’assessore regionale all’Ambiente, Toto Cordaro – raccoglie e rielabora in 175 pagine i dati ambientali siciliani di norma riferiti al 2020 sulla base di 62 indicatori che ci danno una lettura chiara della situazione. Monitoraggio e controllo sono strumenti indispensabili per la tutela del territorio, per identificare criticità e definire priorità di azione». L’annuario è suddiviso in 9 capitoli che abbracciano altrettante aree tematiche: acque marino costiere, acque, qualità dell’aria, certificazioni ambientali, rifiuti, controlli ambientali, suolo e biosfera, ambiente e salute, agenti fisici con riferimento agli obiettivi fissati da Agenda 2030 che mirano allo sviluppo sostenibile.
Notizie positive in materia di qualità dell’aria in Sicilia. I dati di qualità dell’aria relativi a ossidi di azoto e benzene rilevati nel periodo del lockdown hanno confermato che il traffico veicolare costituisce la principale causa di inquinamento dell’aria negli agglomerati urbani. I dati di monitoraggio dell’Arpa nel corso del 2020 confermano sostanzialmente i dati del 2019. Fa eccezione la drastica riduzione della concentrazione media annua di arsenico nelle polveri sottili (PM10) nella stazione Priolo, che aveva raggiunto concentrazioni molto elevate nel 2018 e nel 2019. Nelle aree industriali si rilevano significative concentrazioni orarie di benzene e idrocarburi non metanici.
«I dati rilevati dalle stazioni sulla presenza di biossido di azoto e benzene negli agglomerati urbani, ridotti notevolmente durante i mesi di lockdown, ci dicono chiaramente che la riduzione del traffico (auto e navi) ha fatto scendere le concentrazioni – sottolinea Cordaro – a conferma di quanto disposto dal Piano regionale di qualità dell’aria che punta alla riduzione del 40 per cento del traffico nelle città, quale misura principe che i Comuni devono adottare per abbassare le emissioni gassose, che è l’auspicio del governo Musumeci».
«L’annuario – spiega Vincenzo Infantino, direttore generale dell’Arpa – è una fotografia di quello che è stato il controllo e il monitoraggio dell’ambiente nell’anno di riferimento, mostra lati positivi e negativi laddove si riscontrano situazioni positive vuol dire che si è fatto bene ma che si può migliorare, nei casi in cui i trend sono negativi i dati ci forniscono indicazioni su come agire per migliorare».
«Particolarmente funzionale e innovativa nel suo genere – spiega Cordaro – è l’applicazione legata al progetto Nose, finanziato dalla Regione, che rende il cittadino protagonista della tutela dell’ambiente in grado di segnalare la presenza di molestie olfattive. Nel 2020 le segnalazioni arrivate dalle AERCA, aree a elevato rischio di impatto ambientale, quali Gela, Milazzo e Siracusa hanno permesso di individuare 38 eventi odorigeni, di cui 9 a Siracusa e 29 a Catania, per molti dei quali è stato possibile individuare l’area di origine che l’ha causata».
Nel 2020 è stata realizzata anche la nuova rete regionale per il monitoraggio della qualità dell’aria previsto dal Piano di valutazione, con le sue 53 stazioni operative da luglio 2021. Di grande utilità i dati raccolti dalle due stazioni Arpa a Trapani e Siracusa per il monitoraggio sporopollinico che rileva quantità e tipologia di pollini e spore sia di interesse sanitario, per le allergie, che per scopi agronomici e ambientali.
Gode di buona salute dal punto di vista dello stato degli habitat il mare siciliano. Più nel dettaglio si assiste al miglioramento di una serie di parametri ma permangono ancora alcuni problemi legati alla presenza di microplastiche, migliora invece la situazione sulla presenza di alga tossica (Ostreopsis) sulle zone costiere che nel 2020 si è ridotta notevolmente rispetto al 2019. Per le acque interne, superficiali e sotterranee, il monitoraggio annuale mostra un trend stabile, la situazione rileva non conformità dal punto di vista microbiologico, e quindi le nostre acque hanno bisogno sempre di un sistema di potabilizzazione incisiva, probabilmente per problemi legati alla depurazione e alle pratiche agronomiche.
Relativamente alle variazioni del consumo del suolo, dall’annuario emerge che la Sicilia si attesta al settimo posto tra le regioni che nel 2020 consumano più suolo con più di 400 ettari. È Catania la prima città siciliana (più 34 ettari), all’ottavo posto fra le città italiane con la maggiore quantità di territorio trasformato in un anno. Positivo il dato sui controlli dei campi elettromagnetici: 27 gli interventi di controllo su sorgenti in 58 Comuni siciliani, nel 97 per cento dei casi i rilievi sono stati inferiori al limite di attenzione.
Sul fronte rifiuti un trend complessivamente in netto miglioramento si riscontra a livello regionale per la raccolta differenziata. Secondo i dati elaborati dall’Arpa, in Sicilia si passa da una raccolta differenziata media del 29,53 per cento del 2018 a una percentuale del 38,52 per cento, vale a dire oltre 680mila tonnellate di rifiuti urbani differenziati (secondo l’ultimo dato ufficiale rilevabile immesso al catasto regionale riferito al 2019); un trend positivo che alza di 9 punti la raccolta differenziata, pur permanendo le criticità delle aree metropolitane di Palermo, Messina e Catania che si attestano su una media del 30 per cento. In generale dal 2014 si è passati dal 12,46 per cento al 38,52 per cento (del 2019) ovvero da 292mila a 860 mila tonnellate di rifiuti differenziati raccolti.
L’annuario dedica anche una sezione ai dati e numeri forniti dai 4 laboratori Arpa sul territorio, a Palermo, Ragusa, Catania e Siracusa, dove vengono conferiti e analizzati i campioni frutto delle attività di monitoraggio specifiche: nel 2020 analizzati 6.085 campioni e oltre 227 mila determinazioni eseguite, oltre a focus di approfondimento su alcune progettualità e attività di ricerca portate avanti dall’Agenzia.
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