Nel 2009 lo Stato italiano, sempre alla ricerca disperata di soldi, ha introdotto la porno tax per tassare “immagini o scene contenenti atti sessuali espliciti e non simulati tra adulti consenzienti”. Non fu un’idea originale; infatti già nel Seicento, proprio a Palermo, si era già pensato a qualcosa del genere. Tutto è cominciato nel 2005, quando si è scoperta per caso l’esistenza di un cripta nel sottosuolo del convento di Santa Maria la Grazia nella odierna Via Divisi. Di che cosa si tratta? Si è scoperto che la cripta ospitava i resti di tante ex prostitute che si erano poi convertite alla vita monastica. Ma l’aspetto più intrigante della vicenda sta nelle fonti di sostentamento di tante ex prostitute. Ebbene queste donne, ormai uscite dal circuito del commercio dei loro corpi, venivano sostenute dalle prostitute ancora in servizio le quali, in una sorta di solidarietà di categoria, versavano una tassa, una specie di porno tax ante litteram, al Senato Palermitano. Il tributo non era obbligatorio, ma doveva essere versato se le prostitute volevano vestirsi come le “donne oneste”, senza gli abiti che erano segno della loro condizione di peccatricied indossare – al pari delle donne oneste – abiti di seta e di oro. Nella cripta rinvenuta in Via Divisi è venuto alla luce un magnifico altare seicentesco e le panche dove venivano appoggiati i corpi delle defunte prostitute, secondo un’antica tradizione religiosa che – come nel convento dei Cappuccini – prevedeva il prosciugamento dei cadaveri prima della sepoltura. La storia delle Repentite (cioè delle Ree pentite) è estremamente affascinante, oltre che curiosa: queste ex cortigiane che si erano ritirate a vita monastica, venivano infatti mantenute dal Senato palermitano con il ricavato di un’imposta che le prostitute in servizio dovevano pagare se volevano vestirsi in abiti alla moda del tempo.
Insomma è come se oggi le tante escort in giro dovessero subire una sovrattassa sui loro trampoli over 12 centimetri, sugli abiti più griffati, sui jeans superstretti, sull’immancabile braccialetto in stoffa o magari sull’ultimo costosissimo modello di borsa …. Chissà quanti soldi incasserebbe lo Stato, magari potremmo fare a meno dell’imu o della tares!! Certo che se tornassero le “repentite” oggi la domanda di nuovi conventi schizzerebbe alle stelle! Quando è stata scoperta la cripta è stata rinvenuta una lapide di marmo con incisa la scritta: “in questo sepolcro giace il corpo della Reverenda Madre Santa Ignazia di Gesù Squatrito quale nacque al 1706, si chiamò nel secolo Donna Maria Squatrito, morì di anni 76 l’8 aprile del 1782”. Come per la protagonista del romanzo “Dell’amore e di altri demoni” di García Márquez, del suo corpo è stata ritrovata soltanto una lunga ciocca di capelli, insieme con due ampolle di vetro che custodiscono messaggi ancora sconosciuti. Le ampolle sono oggi a Roma, perché l’estrazione delle pergamene è una procedura molto delicata: gli specialisti temono che possano danneggiarsi a contatto con l’ossigeno dopo tre secoli, e sperano di poterle recuperare e leggere integralmente.
Mi piace immaginare che quelle piccole pergamene, sopravvissute ai secoli, raccontino la sofferenza di tante donne in un tempo lontano e trasmettano un messaggio di speranza a tante giovani di oggi, ubriacate dal miraggio della ricchezza facile e senza troppa fatica.
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