Un paio d’anni fa, a realizzazione quasi conclusa, incontrammo in conferenza stampa a Palermo regista e qualcuno degli attori per un giro di domande.
“Quando studiavo da regista, consideravo come punti di riferimento i grandi maestri del cinema italiano. Ho sempre avuto una predilezione per il cinema italiano, e alcuni critici di varie parti del mondo dicono che nei miei film questo si nota. Era da sempre una specie di sogno farne uno qui, in lingua italiana e con cast italiano. Ora che si è potuto realizzare, mi fa moltissimo piacere e me lo sto proprio godendo.”
Mahieux, non avrebbe voglia di un ruolo completamente positivo, ogni tanto?
“Desidererei molto portare a compimento il film sulla mia vita, dove, direi assai presuntuosamente, il mio ruolo è molto positivo. Ho dovuto sempre lottare, onestamente, senza mai barare, soprattutto con me stesso, che è il peggiore errore che possa commettere un essere umano. Comunque, qualche personaggio positivo l’ho fatto, per esempio con Maria Grazia in Vaniglia e cioccolato; neanche in Lascia perdere, Johnny! ero molto cattivo, si trattava di un prototipo… Nella vita i personaggi davvero positivi sono pochissimi! A meno che nun me fanno fa’ ’o papa…!”
Nathalie Caldonazzo, artista dalle molte attività, lei fa poco cinema…
“Sì, cinema non molto. Negli ultimi anni mi sono dedicata prevalentemente al teatro, che amo alla follia. Però ricordo che quando giravamo una scena de L’imbroglio… al Gambrinus di Napoli, mentre vedevo al pianoforte Geraldine Chaplin, alle luci Vittorio Storaro, alla macchina da presa Arau, non ho potuto fare a meno di pensare: “Questa è vita!”. Il massimo delle professionalità tutte insieme. Un’emozione grandiosa; quella del teatro è diversa, con la fatica quotidiana per convincere il pubblico. La mia è una parte piccola, ma ci ho messo tutta me stessa: grazie all’esperienza del palcoscenico (ho fatto anche un musical), ho capito al volo, senza perdite di tempo per nessuno, il personaggio di questa ballerina primadonna. Spero di meritarmi qualcosa di più importante, come questo film.”
“C’è un sacco di gente! Non penso in particolare a un nome, poiché insieme al regista bisogna valutare il film e il ruolo che ti offre, ma ce ne sono ancora parecchi con cui vorrei lavorare… E perfino in Paesi diversi: anche il cinema asiatico m’interesserebbe tantissimo.”
Signora Cucinotta, lei è pure produttrice di questo film e di altri, come All the Invisible Children. È un’attività che le dà soddisfazioni?
“È un’attività che in questo momento mi affascina perché mi dà la possibilità di realizzare progetti miei o di altri. È una scommessa: non è facile, però io ci sto provando mettendoci la mia tenacia di siciliana; a volte ce la faccio, a volte no.”
a cura di Massimo Arciresi
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