La maggioranza bulgara di “Mirellov” e il futuro della Sicilia nell’era PD

C’era una volta la Sicilia della Democrazia Cristiana che inglobava i seguaci di Andreotti e quelli di Dossetti, da Lima ai Mattarella, dando risposte a tutte le esigenze, lecite e meno lecite, con le risorse, allora abbondanti della collettività.
Celebrati i funerali della Balena Bianca, quella Sicilia si trasferì armi e bagagli sotto le insegne di Forza Italia, perdendo qualche brandello di sinistra, ma ereditando tutto il patrimonio elettorale e i metodi di consenso per ottenerlo: passato il pericolo di morire democristiani, con il famoso 61 a 0, nasceva l’idillio con “Belluscone” l’uomo venuto dal Nord ma con tanti “affetti” che lo facevano sentire siciliano d’adozione.
Insomma nella nostra isola chi sfortunatamente nasceva “di sinistra” era destinato a gridare nelle piazze, ad “allattariarsi” nelle assemblee o sulle pagine de “L’ORA”, ma sostanzialmente ad assistere impotente all’uso spregiudicato del potere.
Per la verità anche il Partito Comunista siciliano aveva una sua eterogeneità: per un La Torre che pagava con la vita la sua intransigenza, c’erano tanti “cooperanti” che anche sotto Ciancimino riuscivano a mantenere la loro inespugnabile fetta del 33% degli appalti pubblici gestiti dai “tavolini” mafiosi: un mistero mai chiarito nelle aule giudiziarie.
Da questa costola nasce alla fine degli anni Ottanta l’astro di Mirello Crisafulli che, dopo aver osservato con attenzione i metodi dei democristiani, decise di mutuarli nel suo territorio, conquistando progressivamente tutti i centri di potere: se ad Enna serviva un lavoro, un permesso, una autorizzazione, la porta di Mirello divenne l’unica a cui bussare.
Dopo il famoso colloquio intercettato con l’avvocato Bevilacqua, portatore di interessi equivoci, qualcuno insinuò che il buon Crisafulli avesse mutuato anche i metodi mafiosi ma, essendo stato prosciolto da ogni accusa, questo noi non lo diciamo.
Ebbene dopo tante scomuniche e accuse di essere “impresentabile” il ras di Enna ha ottenuto il via libera alla sua candidatura a sindaco da tutti i 107 componenti della direzione provinciale del PD: un risultato che nemmeno Matteo Renzi potrà mai sognare.
Dunque nel nostro breve Bignami rievocativo abbiamo lasciato il PCI, con tutte le sue mutazioni genetiche che lo hanno portato al PD, ad un ruolo di opposizione che sembrava eterno. E invece la caduta di Cuffaro e l’avvento di un Lombardo estremamente preoccupato di fare la stessa fine, unitamente al fiuto politico di due “gemelli molto diversi” quali Lumia e Cracolici (coadiuvati da un Miccichè che dal 61 a 0 non ne ha più azzeccata una e adesso vive “in miseria” con il vitalizio da parlamentare)produssero il miracolo.
Da elemento decorativo della politica siciliana il PD si trasformò in architrave della maggioranza e bastò aspettare il rinvio a giudizio di Lombardo per entrare trionfalmente e con tutti gli onori nella stanza dei bottoni.
Ma insieme con il potere, i Democratici avevano anche contratto il virus delle invidie e delle lotte intestine e così a palazzo d’Orleans non sedette un astuto navigatore come Cracolici, che avrebbe saputo gestire gli equilibri, ma una mina vagante come Rosario Crocetta: sessanta anni di sala d’attesa, per ritrovarsi con un personaggio refrattario non solo a qualunque logica di potere, ma anche refrattario a qualunque logica “tout court”.
Iniziò l’era del PD partito di lotta e di governo: un giorno sì e l’altro pure dai Raciti, dai Cracolici, dai Digiacomo, dai Panarello, partivano bordate contro lo “sgovernatore” che lasciavano di sasso i poveri grillini e i reduci del centrodestra, privati pure del loro ruolo di opposizione.
Poi un deputato un po’ casinista e “gaffeur”, ospite involontario di “Striscia la notizia” per le sue esternazioni pubbliche e private, ebbe l’intuizione giusta: salire sul carro di Matteo da Firenze che presto sarebbe diventato, il Verbo incarnato della nuova politica.
E siamo ai giorni nostri: Crocetta si è depotenziato mettendosi nelle mani di Renzi, Del Rio e Baccei; nel PD entra chiunque; si fanno le primarie con i condannati che a norma di legge non potranno accedere alla carica; si fanno primarie insieme con pezzi di Forza Italia; si accettano o si annullano i risultati a seconda dell’indice di gradimento di chi riceve i voti.
Benvenuti nella nuova Sicilia.