di Gianluca Cannella
Il circolo vizioso è paradossale. Il cerino del debito che scotta sta passando dalle mani private a quelle pubbliche. Ma il pericolo è in agguato: se gli stati falliscono,allora falliscono anche le grandi banche che li hanno finanziati. La spirale dei fallimenti potrebbe portare in Europa come altrove a nuove gravissime crisi.”
Secondo Ostrom il vero problema è il sistema anglosassone basato sul dominio della finanza sull’economia, sulla politica e sulla sfera sociale, questo sistema è stato proposto e imposto come universale, ed è stato adottato da moltissimi paesi, soprattutto in Europa.
Secondo questo modello il mercato è un valore assoluto, intoccabile, è un meccanismo che, lasciato a se stesso, senza interferenze, è in grado di allocare sempre e comunque, in ogni circostanza e in ogni tempo, le risorse in maniera ottimale e di trovare sempre l’equilibrio tra offerta e domanda e quindi il “giusto valore” delle cose.
Secondo questa ideologia lo stato (e anche la società civile) deve avere un ruolo del tutto secondario nell’economia, e anzi, se interferisce con le forze spontanee del mercato, distorce l’efficiente allocazione delle risorse e danneggia l’economia. Il mercato è l’unico vero sovrano benigno e intelligente: da qui la completa liberalizzazione della finanza, la libera circolazione internazionale dei capitali e le ondate di privatizzazioni anche di servizi pubblici essenziali, come l’istruzione e la sanità, che hanno caratterizzato i paesi (occidentali e non) negli ultimi decenni. I diritti universali dei cittadini sono stati subordinati ai “diritti” del mercato, e anche la politica è diventata “mercato della politica.
L’analisi di Ostrom è impietosa ma strettamente connessa alla realtà,nel tentativo di costruire, con voi, la realtà, oggettivamente e senza condizionamenti, dobbiamo far nostro la teoria di Ostrom e rapportarla alla situazione italiana, oggi abbiamo una forza politica complessiva che non può e non vuole fare riforme strutturali, ne la maggioranza,ne l’opposizione in Parlamento hanno portato proposte innovative di riforme,desidero farvi riflettere su questa considerazione, noi cittadini abbiamo “nominato” una maggioranza politica dai numeri evidenti in Parlamento, loro,i parlamentari, sono la nostra penna che dovrebbe scrivere e proporre al governo Italiano proposte di iniziativa parlamentare innovative. Ebbene succede esattamente il contrario. Il Governo individua le misure e iniziative da porre in discussione in Parlamento, il Parlamento diventa una sorta di seconda camera di discussione” del Governo, sono moltissimi i casi di Fiducia(54) su provvedimenti governativi e sono moltissimi i casi che in Commissione sia deliberante che consultiva prevalgono le indicazioni tassative del Governo, tutto questo svilisce il ruolo possibilmente innovatore del Parlamento, e accentra tutta l’attenzione sul Governo.
Oggi questo procedimento porta sia ad un indebolimento rappresentativo del Parlamento, sia ad un esposizione oggettivamente eccessiva dei ministri e del Presidente del consiglio, da questa situazione oggettiva, paradossalmente neanche l’opposizione trae giovamento, in quanto l’opposizione non riesce, ne, ha dentro istanze innovatrici da portare avanti.
Inoltre questa situazione di indebolimento rappresentativo, della politica porta a tendenze conservative,accentuando i poteri delle “lobby”. In questo momento in cui l’economia entra in crisi e i mercati si bloccano, la politica diventa determinante,ma la politica italiana in questo momento è al punto più basso di rappresentatività mai toccato prima, quindi la penna per scrivere il futuro dell’Italia non spetta né ai banchieri ne ai Politici, spetta a noi.
Ma anche noi cittadini non dobbiamo fare l’errore di cadere negli stessi clichè, la manifestazione di Roma degli indignati è stata cancellata degli scontri accaduti. Gli errori sono stati molti, il primo è che ci si doveva coordinare, bisogna avere un’idea unica e innovatrice, si devono evitare i cortei e altre manifestazioni per far capire agli altri (politici e cittadini ) chi siamo. Infatti, non ha importanza quanti siamo ma ha importanza l’idea che si ha e si porta avanti. Il movimento deve essere un movimento innovatore nelle istanze, che rompa con qualsiasi status-quo precostituito, che porti riforme sociali nate dai migliori “cervelli” e che manifesti innovativamente, occupando per esempio una piazza come a Tahir in Egitto o nei flash-mob.
Con manifestazioni basate sui cortei, si dà la possibilità a chi non vuole parlare perché ignorante e incapace di vedere il proprio futuro oltre il presente, di zittire le proposte innovative del movimento, e usando la violenza si aiuta tutto il sistema che si vuole rompere, a rafforzarsi. Si ottiene l’effetto opposto e finiscono per prevalere le spinte conservatrici.
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