Palermo, 13 Feb. – Nel dibattito che in questi ultimi mesi ha interessato la Formazione Professionale, spesso hanno trovato spazio le criticità e le inefficienze del settore e alcune volte con argomentazioni precise e circostanziate.
Risulterebbe però un’analisi alquanto parziale se non si dovesse prendere in considerazione anche il punto di vista degli operatori della formazione che con competenza e professionalità credono in questo lavoro e sulle sue potenzialità sociali e formative.
Nel corso del 2011 il Dipartimento Regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale ha cercato di riordinare il settore disciplinandolo con l’adozione del Vademecum per l’attuazione degli interventi che prevedono l’impiego dell’Unità di Costo Standard.
Tale documento si fonda sui seguenti principi fondamentali. Approvato il progetto è noto il suo costo che dipende dal numero degli allievi e dalla durata, in ore, dello stesso progetto. Programma che deve essere completato nell’arco dei 12 mesi e ogni eventuale proroga deve essere autorizzata e tuttavia non deve comportare un incremento dei costi. Eventuali abbandoni da parte degli allievi, con una soglia minima di 10 o attività formative che non si realizzano, comporta un decurtamento del costo del progetto. Tutte le prestazioni e gli atti che si producono durante le attività formative (personale coinvolto, registri, calendari didattici, programmi didattici e comunicazioni cambio di sede o visite didattiche) debbono essere inserite in un apposito Sistema Informatico “Caronte FSE” con un modulo specifico denominato “Faros”.
Come operatore del settore che ha adottato scrupolosamente le direttive del Vademecum e gestito correttamente l’inserimento dei dati nel Sistema Informativo Faros, posso affermare, alla luce dei primi mesi di attività, che le operazioni, seppur con qualche fisiologico ritardo tecnico, si espletano regolarmente senza intoppi con il vantaggio da parte dell’Amministrazione, dell’Assistenza Tecnica e delle Autorità preposte per il Monitoraggio, di essere aggiornati costantemente sulle attività formative che quotidianamente vengono espletate.
Si è appreso, in questi giorni, che il Presidente della Regione Rosario Crocetta e l’Assessore al ramo Nelli Scilabra intendono proporre una ulteriore riforma del settore. Riforma che può essere ben accettata da parte degli operatori e degli Enti di formazione. Ma è auspicabile che coloro i quali saranno preposti alla sua pianificazione, prima di stilarla, si pongano una domanda che potrebbe diventare fondamentale per la sua efficacia.
Che cosa si intende per Formazione Professionale e quale deve essere il suo ruolo? A nostro avviso la Formazione Professionale dovrà svolgere un ruolo sinergico con il mondo dell’istruzione (scuola e Università) e il sistema delle imprese.
Grazie a tale attività gli Enti dovranno essere in grado di proporre un’offerta formativa destinata a neo diplomati che non hanno intenzione di proseguire gli studi universitari e/o giovani laureandi/laureati che pur avendo conseguito il titolo di diploma di laurea non posseggono le adeguate conoscenze e competenze per essere immediatamente assorbiti dal sistema produttivo.
Gli enti di formazione, grazie all’attività di stage, hanno un naturale rapporto con il sistema delle imprese, delle professioni e dello sviluppo locale con una posizione privilegiata per progettare percorsi formativi relativi a figure professionali che rispondono tempestivamente ai reali fabbisogni delle imprese.
Dovranno pertanto puntare molto sulla qualità didattica servendosi di formatori, provenienti preferibilmente dal mondo del lavoro e delle professioni, che siano in grado trasferire le proprie competenze tecnico professionali valorizzando il capitale umano a disposizione (allievi dei corsi).
Tale visione della Formazione Professionale consentirebbe di generare un riforma basata sulla qualità del settore sotto l’aspetto progettuale, organizzativo e didattico.
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