La tormentata finanziaria regionale della “strana coppia” Baccei – Crocetta continua a tenere banco, in attesa che il governo nazionale si degni di comunicare di quale morte deve morire la Sicilia. Mentre Crocetta parla di “lacrime e sangue” perché Roma non vuole aprire il portafoglio, l’Assessore – Commissario dice che è stata assicurata una copertura di due miliardi (a fronte di un buco da 3,2 miliardi).
Quindi le versioni divergono ma su una cosa concordano: allo stato attuale il Bilancio si può chiudere solo tagliando pesantemente le uscite, visto che le entrate sono nella mente di Matteo I da Firenze.
Nel frattempo le trattative con i sindacati dei dipendenti regionali fanno un passo avanti e due indietro: il Presidente dell’Aran, Claudio Alongi, (noto oltre che per il numero delle consulenze, anche per essere il marito del Segretario generale Patrizia Monterosso) ha comunicato che sui tagli alle pensioni il governo è disponibile a rendere volontario il prepensionamento, garantendo come incentivo il mantenimento del favorevole sistema misto retributivo- contributivo.
Ma non è stato in grado di comunicare se ci sarà, e in che misura, una penalizzazione per l’esodo anticipato. Quindi non si è ancora capito se andare in pensione prima converrà o meno e da dove si prenderanno i soldi per il trattamento di fine rapporto di quelli che andranno via.
Tra l’altro i sindacati, CGIL in testa, sospettano che il governo voglia prendere tempo, in attesa di sapere se i soldi romani (cioè quelli siciliani Renzi si è preso con il silenzio-assenso di Crocetta) arriveranno o meno. E, nel caso probabile che non arrivino, si ritorni alle cesoie su tutto quello che riguarda i dipendenti regionali e l’universo mondo di precariato che gravita attorno alla Regione.
Ma il Crocetta double face ne ha combinata un’altra delle sue: mentre si cerca di tagliare tutto il tagliabile a stipendiati e precari, si aumentano le retribuzioni per i super collaboratori amici del Presidente. Fra le pieghe della Finanziaria spunta, infatti, un articolo che abbatte di nuovo il famoso muro dei 50 mila euro per gli amministratori delle partecipate: evidentemente un pallino per Saro da Gela che ci aveva già provato senza successo, bloccato dal “niet” dell’Assemblea regionale.
Oltre a Sicilia e Servizi e Riscossione Sicilia che resteranno in piedi, garantendo ai loro Presidenti Antonio Ingroia e Antonio Fiumefreddo, la più adeguata retribuzione di 160 mila euro a fronte degli attuali 50 mila, anche altre società in fase di eliminazione consentiranno agli amministratori nominati dal Presidente di andare ben oltre il precedente tetto, con un codicillo che equipara la retribuzione a quella dei Dirigenti regionali di più alto livello.
Insomma lacrime e sangue per molti e privilegi per pochi (da lui accuratamente selezionati), secondo la originalissima visione rivoluzionaria dell’ineffabile Presidente.
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