Nella discoteca della legalità lavoravano in nero buttafuori dello Zen

PALERMO La discoteca dove è morto Aldo Naro,faceva lavorare buttafuori minorenni in nero. Il privè degli universitari di buona famiglia pieno zeppo di ragazzi violenti e rancorosi che si scatenano in una rissa. Il ruolo del giovane Militano, parente di Carmelo, il superboss dello Zen da anni in cella per mafia ed estorsioni, che gestiva la squadretta di body-guard abusivi. Questi gli scenari che sarebbero emersi dalla confessione del ragazzino che ha ammesso di avere sferrato il calcio mortale al giovane medico dentro la discoteca Goa, nella notte di venerdì 13 febbraio. Le sue dichiarazioni sono al vaglio degli inquirenti e oggi il giovane, accusato di omicidio volontario, sarà ascoltato al tribunale per i minorenni dove si terrà la convalida del fermo
Quindi, secondo le sue dichiarazioni, quella notte il giovane era in discoteca come “buttafuori aggiunto” pagato in nero con 40 euro e con lui c’erano altri tre ragazzi, tutti dello Zen. Intascavano le stesse tariffe, uno addirittura ne avrebbe presi 35. E non era nemmeno la prima volta. Anzi, era stato chiamato almeno in un altro paio di circostanze, quando era previsto un pienone nel locale. Tutto in nero, senza autorizzazione, né assicurazione, in una discoteca che si era iscritta dad Addiopizzo, per marcare la sua scelta di legalità.
Il titolare Marcello Barbaro ieri ha preferito non replicare trincerandosi nel segreto istruttorio: «parlerò solo tra qualche tempo quando non ci saranno più esigenze di riservatezza nell’indagine». Sostiene però di avere avuto diversi controlli e di essere sempre risultato in regola e per quanto riguarda i body-guard si è sempre rivolto ad un’agenzia privata. Dunque se ci sono state irregolarità nella scelta dei buttafuori lui non ne era al corrente.