La dipendenza sessuale: quando non si può fare a meno del sesso
Il comportamento sessuale, attraverso il benessere che se ne ricava, viene quindi utilizzato come strumento per annullare uno stato di angoscia e sofferenza. Tuttavia, quando la gratificazione ricavata dall’atto sessuale cessa, il soggetto torna a sperimentare il dolore originale e le emozioni negative collegate al proprio stato di dipendenza sessuale, ovvero rabbia, vergogna, senso di colpa, vuoto interiore, senso di fallimento personale e tristezza.
Questi vissuti negativi, piuttosto che rappresentare una spinta per interrompere il comportamento sessuale, determinano piuttosto un’ ulteriore profonda tensione interiore che il dipendente cerca di alleviare attraverso l’attività sessuale stessa, instaurando in questo modo un circolo vizioso dal quale poi diventa difficile poterne uscire. Con il trascorrere del tempo, il disagio psicologico diviene sempre più pressante e la pratica sessuale inizia a rappresentare l’unica ancora per sperimentare un temporaneo stato di benessere, anche se questo significa sacrificare la propria salute fisica, la famiglia, il lavoro e la vita sociale. Il dipendente, nel momento in cui il desiderio si manifesta, diviene infatti incapace di controllare i propri comportamenti sessuali e quindi a gestirne la quantità, il tempo dedicato, i luoghi nei quali praticarli, l’intensità con la quale viverli e le conseguenze a cui questi possono condurre. Inoltre il comportamento sessuale del dipendente è orientato al soddisfacimento di un bisogno individuale di sesso; l’attenzione per l’altro e per la relazione è quindi assente.