La canzone siciliana, storia di un’identità perduta
Domani alle 18, nella Sala Onu del Teatro Massimo, gli etnomusicologi Ignazio Macchiarella e Sergio Bonanzinga presenteranno il volume “La canzone siciliana a Palermo. Un’identità perduta”, curato dal Centro Regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione, nell’ambito delle iniziative direttamente promosse dall’assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana.
Sorella minore della canzone partenopea
Sorella “minore” di quella partenopea – per repertorio, capacità e mezzi di diffusione, oltre che per senso identitario di appartenenza – la canzone siciliana, anch’essa più simile a una lirica da camera che al canto popolare, nasce nei salotti ma cresce attraverso concorsi pensati sulla falsariga delle gare canzonettistiche di Piedigrotta, centrali nel rinnovamento tardo ottocentesco dell’antica festa. A partire dal 1893 la loro promozione s’intreccia in maniera parallela con la ripresa dei festeggiamenti della Santa patrona, dopo la sospensione postunitaria; l’occasione non è però il Festino di luglio, che si spera intanto di ricondurre al passato splendore attraverso l’intervento del già autorevole Giuseppe Pitrè: la gara canora palermitana si associa inizialmente al tradizionale omaggio del 3 settembre, più vicino per data e per spirito alla processione partenopea, con la suggestiva salita notturna alla sacra grotta di Monte Pellegrino.
Gli interventi
Dopo i saluti del sovrintendente al Teatro Massimo, Francesco Giambrone e del direttore artistico, Oscar Pizzo, sono previsti gli interventi dell’assessore dei Beni culturali e dell’identità siciliana, Carlo Vermiglio; del dirigente del dipartimento dei Beni culturali e dell’identità siciliana, Gaetano Pennino; del direttore del Centro, Caterina Greco; del dirigente dell’Unità 3 “Valorizzazione e musealizzazione dei fondi documentali”, Orietta Sorgi, e di alcuni autori dei saggi: Consuelo Giglio, Rosario Lentini, Antonella Balsano e Giovanni Vacca.