La beffa degli interessi sulle tasse a rate
Nei mesi scorsi la Serit Sicilia ha annunciato che le aziende con oltre 20 mila euro di debiti possono usufruire di un’agevolazione che permette loro di pagare l’importo dovuto in 72 rate mensili. Il …
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di redazione
Nei mesi scorsi la Serit Sicilia ha annunciato che le aziende con oltre 20 mila euro di debiti possono usufruire di un’agevolazione che permette loro di pagare l’importo dovuto in 72 rate mensili. Il provvedimento che in una prima fase aveva risollevato gli umori sia delle aziende sia dei rappresentanti di categoria, adesso mostra il suo vero volto. La Serit, infatti, ha omesso di comunicare che la rateizzazione del debito ha dei costi che si chiamano interessi di dilazione. Questo significa che su un debito di 50 mila euro, alla fine dei 72 mesi di rateizzazione il lavoratore avrà pagato più di 86 mila euro di cui oltre 30 mila solo di interessi. Il calcolo della rateizzazione del debito è arrivato alla Casartigiani da un associato che vedendosi recapitare una cartella esattoriale di 50 mila 310 euro si era recato alla Serit per chiedere la dilazione (Allegato A). La Casartigiani ha poi confrontato il tasso d’interesse praticato dalla Serit sulla dilazione del debito (10% circa), con il tasso d’interesse su un prestito concesso da una qualsiasi banca (6%) dimostrando che se il lavoratore, piuttosto che pagare le tasse a rate, chiedesse un prestito ad una banca, risparmierebbe oltre 20 mila euro. I dati raccolti (Allegato B) mostrano, infatti, che su un prestito di 50 mila 300 euro, alla fine dei 72 mesi di rateizzazione, il lavoratore pagherebbe alla banca all’incirca 60 mila euro contro gli 86 mila indicati dalla Serit. Il totale degli interessi pagati alla banca (sempre sulla somma iniziale di 50 mila 300 euro) sarebbe invece di 9 mila 700 euro contro i 26 mila 263 della Serit. ‘Oltre al danno c’è anche la beffa – afferma il segretario generale della Casartigiani, Maurizio Pucceri – l’azienda non può fare una scelta tra la rateizzazione concessa dalla Serit e il prestito della banca poiché i sistemi informativi degli istituti di credito rilevano la morosità dell’azienda e negano il credito. Questo episodio ‘ aggiunge Pucceri ‘ dimostra che il nostro è uno Stato usuraio che finge di aiutare chi è in difficoltà mentre istiga all’abusivismo o al suicidio’.