Jonathan Lux mostra a Milano, un mix tra cultura jazz-age e surrealismo – La Ribot Gallery di Milano, fino al 4 Novembre 2017, ospiterá “Conspirators of pleasure”. Si tratta della pima mostra individuale del pittore del West Virgina Jonathan Lux. Tra i lavori esposti anche una serie di realizzazioni recenti che parlano di intrighi, desideri e curiositá capaci di traspertare gli osservatori in un mondo parallelo. Un viaggio tra l’assurdo, l’onirico ed il mondano.
Le tecniche utilizzate dall’artista sono moltissime. Si spazia da “oli su tela” tra i quali il “Conscious uncoupling”, fino al cotone sul legno e l’inchiostro su carta. In occasione della presentazione, l’artista del West Virginia, ha cosí commentato:
“Attualmente sto sperimentando il monotipo che mi piace per diverse ragioni. Nella sua immediatezza è simile al disegno. Tuttavia in quanto forma di stampa condivide alcuni aspetti tecnici e riproduttivi con i mass media e i manifesti.”
Come raccontato dall’artista, le sue opere partono spesso da alcuni schizzi la cui velocitá di realizzazione spesso anticipa il suo pensiero.
Nell’immaginario iconografico delle opere convivono l’influenza alla cultura di massa, quella artistica e letteraria degli anni Venti, la pubblicità degli anni Cinquanta e l’umorismo Jazz-age di Thorne Smith, con quella del Surrealismo che riporta invece a una dimensione più intima e riflettuta.
Come spiega lo stesso Lux:
“La cultura dell’età del jazz è più pubblica, si riferisce alla vita metropolitana forse, mentre il Surrealismo accede a qualcosa di privato e di interno. A questo proposito, lavorare con entrambi gli aspetti mi consente di esplorare le due dimensioni e di avere quindi un raggio d’azione più ampio.”
La principale influenza per lui è sicuramente stata quella dell’umorista jazz-age Thorne Smith. Nella sua scrittura il pittore s’identifica a pieno: “una narrativa che cela una magia intrinseca, un universo definito da metafore della cultura metropolitana e dei rapporti tra gli uomini. Questo gli dà una straordinaria libertà nella quale le cose possono avere qualità appartenenti al mondo intorno a noi, poi però prendono nuove forme.”
Dall’omonimo film del regista ceco Jan Svankmajer, l’artista ne ricondivide i tratti surreali nel rappresentare la frivolezza della società odierna con un pungente senso dell’umorismo. I feticismi nella ricerca del piacere dei suoi protagonisti e l’ apparente leit-motiv privo di significato in cui appaiono figure grottesche e forme caricaturali della realtà.
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