Italiani, finalmente una buona notizia: l’INPS ha cominciato a mandare i bonifici | 608€ per tutti gli italiani

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La notizia che tutti stavano aspettando: il Governo si mette una mano sulla coscienza e aiuta i cittadini con un aumento niente male

Il governo Meloni sta valutando una serie di misure innovative per riformare il sistema pensionistico italiano, tra cui la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Questa proposta, che punta a offrire maggiore flessibilità ai lavoratori, comporterebbe tuttavia costi per circa 4 miliardi di euro per il 2025.

Attualmente, le pensioni di vecchiaia richiedono 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi, mentre per la pensione anticipata sono necessari 42 anni di contribuzione. La nuova proposta di “Quota 41” consentirebbe ai lavoratori di uscire dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi, derogando alle rigide regole stabilite dalla Legge Fornero.

Il Documento di Economia e Finanza prevede un incremento della spesa sociale del 5,3% nel 2024 e del 2,5% annuo nel triennio successivo, con un aumento specifico della spesa pensionistica del 5,8% nel 2024.

La versione “pura” di Quota 41, priva di correttivi, avrebbe un costo elevato, circa 9 miliardi di euro a regime, ma l’adozione di un sistema di calcolo contributivo rappresenterebbe una soluzione più economica, basata sui contributi effettivamente versati dai lavoratori.

Altre novità in programma

Oltre a Quota 41, l’esecutivo sta considerando altre misure, come la proroga di Quota 103, che combina età anagrafica e anni di contributi per una maggiore flessibilità nell’uscita dal lavoro.

Il rapporto tra pensionati e occupati in Italia è attualmente di 1,44, ma le proiezioni indicano che entro il 2050 questo rapporto potrebbe scendere a 1, un livello insostenibile per mantenere il pagamento delle pensioni.

Anziani pensione – Depositphotos – Sicilianews24

Pensioni minime in crescita

L’Inps ha annunciato l’adeguamento annuale delle pensioni, un meccanismo che, introdotto dalla legge n. 448 del 1998, permette di mantenere il potere d’acquisto degli assegni pensionistici al passo con l’inflazione. Questa rivalutazione, basata sui dati raccolti dall’Istat e coordinata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, garantisce che le pensioni non perdano valore con l’aumento dei prezzi.

In particolare, le pensioni minime saliranno a 608,18 euro, l’assegno sociale a 542,96 euro e le pensioni di invalidità a 338,66 euro. Anche le pensioni previdenziali vedranno incrementi proporzionati, con aumenti che, seppur non elevati, rappresentano comunque un importante sostegno economico per i pensionati italiani.