ROMA (ITALPRESS)- Ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, filiera agroalimentare e racket degli animali sono nel 2018 i settori prediletti dalla criminalita’ che continua a fare affari d’oro. A parlare sono anche quest’anno i dati di Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalita’ ambientale in Italia sono stati raccolti da Legambiente nel suo report annuale dedicato alle illegalita’ ambientali.
Nel 2018 cala, seppur di poco, il bilancio complessivo dei reati contro l’ambiente che passa dagli oltre 30mila illeciti registrati nel 2017 ai 28.137 reati (piu’ di 3,2 ogni ora) accertati lo scorso anno, soprattutto a causa della netta flessione degli incendi boschivi (-67% nel 2018) e in parte alla riduzione dei furti di beni culturali (-6,3%). Diminuiscono inoltre le persone denunciate – 35.104 contro le oltre 39mila del 2017 – cosi’ come quelle arrestate, 252 contro i 538 del 2017, e i sequestri effettuati – 10mila contro gli 11.027 del 2017. L’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia 16,6 miliardi di euro, 2,5 in piu’ rispetto all’anno precedente.
Sul fronte dei singoli illeciti ambientali, nel 2018 aumentano sia quelli legati al ciclo illegale dei rifiuti che si avvicinano alla soglia degli 8mila (quasi 22 al giorno) sia quelli del cemento selvaggio che nel 2018 registrano un’impennata toccando quota 6.578, con una crescita del +68% (contro i 3.908 reati del 2017).
Nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia), lo scorso anno si e’ concentrato quasi il 45% delle infrazioni contro l’ambiente, pari a 12.597. Anche quest’anno la Campania domina la classifica regionale delle illegalita’ ambientali con 3.862 illeciti (14,4% sul totale nazionale), seguita dalla Calabria (3.240) – che registra comunque il numero piu’ alto di arresti, 35 -, la Puglia (2.854) e la Sicilia (2.641). La provincia con il numero piu’ alto di illeciti si conferma Napoli (1.360), poi Roma (1.037), Bari (711), Palermo (671) e Avellino (667).
(ITALPRESS).
abr/com
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