Istat rapporto SDGs 2019. L’Istituto Nazionale di Statistica ha presentato il Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs – obbiettivi di sviluppo sostenibile), arrivati alla loro seconda edizione. I SDGs furono adottati con l’Agenda 2030 il 25 settembre 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questi sono 17 e stabiliscono dunque l’agenda fissata dalla comunità globale per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare prosperità a tutti entro il 2030. Sono articolati in 169 sotto-obiettivi che fanno riferimento a diversi campi dello sviluppo relativi a tematiche di ordine ambientale, sociale, piuttosto che economico o istituzionale.
Le novità di quest’anno riguardano l’applicazione del principio “leave no one behind”, in quanto in questa occasione è stata dedicata particolare attenzione all’ampliamento delle possibili disaggregazioni per genere, per cittadinanza, per presenza di limitazioni (disabilità), per livello territoriale. Altra novità è la possibilità di visionare le disaggregazioni a livello regionale.
L’obbiettivo sul quale ci soffermeremo, è il quarto e riguarda l’istruzione di qualità, fattore rilevante per migliorare la vita delle persone e rendere attuabile uno sviluppo sostenibile. Come recita il Rapporto, “Gli ultimi dieci anni hanno portato un diffuso avanzamento sul fronte dell’istruzione inclusiva, ma l’Italia è ancora agli ultimi posti in Europa per numero di laureati, tasso di abbandono e competenze. Il tasso di abbandono è salito per il secondo anno consecutivo e si attesta, nel 2018, al 14,5%. Permangono consistenti differenze territoriali a svantaggio del Mezzogiorno e dei maschi. In Italia, il 27,9% di giovani 30-34enni possiede un titolo terziario ed è stato raggiunto l’obiettivo nazionale previsto da Europa 2020 (il 26-27%), anche se con importanti differenze territoriali e di genere. Per le donne la quota delle 30-34enni laureate è del 34%, mentre per gli uomini è del 21,7%.”
Il rapporto, come già accennato, fornisce un quadro generale delle disaggregazioni regionali fornendo una valutazione complessiva dei livelli di sviluppo sostenibile nelle Regioni, ricavata dalla distribuzione dei quintili degli indicatori dell’ultimo anno disponibile. Nel caso del grafico sottostante, si analizza una valutazione delle posizioni regionali rispetto ai 5 gruppi definiti dai quintili, il primo caratterizzato dalla situazione più problematica, l’ultimo da quella relativamente più favorevole. Guardando al grafico, saltano subito all’occhio le tre Regioni del primo quintile, in cui si concentrano i valori di indicatori più critici. In testa la Campania, seguita dalla Calabria e dalla Sicilia.
Questa situazione si rispecchia anche nell’istruzione. I ragazzi Campani sono i peggiori sia in lettura (50,2% di low performer in lettura) che nelle competenze numeriche (60,3%) seguiti da Calabria e Sicilia.
Il dettaglio della Sicilia è così composto:
Rendendo visivamente i sotto-gruppi dell’obbiettivo 4, Istruzione di qualità, risulta evidente la ormai stereotipata geografia dello sviluppo sostenibile, che vede il Nord in una situazione più favorevole rispetto al resto del Paese. Tra le aree del Paese dove la situazione descritta dagli indicatori SDGs è più favorevole emergono Trento, Bolzano, la Valle d’Aosta, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna. Se si considera il profilo medio alto a queste regioni si aggiungono anche Toscana e Piemonte.
Partendo da sinistra, corrisponde al primo indicatore previsto, e così via.
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