ROMA (ITALPRESS) – La ripresa è iniziata e l’Italia guarda con fiducia al futuro. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Istat, che fotografa la situazione del Paese. Dopo una pesante riduzione del Pil nell’anno della pandemia, l’economia italiana ha segnato un lievissimo recupero congiunturale (+0,1% il Pil), un risultato migliore di quello registrato dalle altre grandi economie europee. Per l’Istat le prospettive per l’economia italiana sono particolarmente favorevoli: prosegue il recupero dell’attività economica e il livello della produzione industriale segna un aumento nel secondo trimestre del 2021.
“Il ricordo freschissimo dell’emergenza ci impone di tenere ferma la consapevolezza della tragedia umana che abbiamo attraversato. Tuttavia, il recupero delle dimensioni del vivere sociale e i segnali confortanti sull’andamento dell’economia, debbono spingerci a tracciare mappe verso una prospettiva di ricostruzione e mobilitare le risorse umane e materiali necessarie per procedere su quella via”, ha detto il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo.
“In entrambi i casi, è necessario capire e conoscere meglio la situazione del Paese. E’ una fase dove si ricominciano a riprendere ritmi di vita vicini alla normalità, l’Italia sembra aver agganciato gli stimoli della ripresa internazionale, dopo aver subito, nel 2020, un impatto molto acuto dal Covid-19, che ha portato il Pil ai livelli del 1998”, ha aggiunto. L’anno della lotta al Covid ha portato il numero dei decessi a 746.146, il valore più alto registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra. Rispetto alla media 2015-2019 si sono avuti 100.526 decessi in più (15,6% di eccesso). Il 2020 ha segnato anche un calo dei numeri dei matrimoni: meno di 97mila matrimoni, quasi la metà rispetto al 2019 (-47,5%, pari a oltre -87mila) e delle nascite che continuano a segnare un trend negativo. Il record negativo del numero di nascite toccato nel 2019 è stato di nuovo superato nel 2020.
La povertà assoluta è in forte crescita e interessa nel 2020 oltre 2 milioni di famiglie (7,7% dal 6,4% del 2019) e più di 5,6 milioni di individui (9,4% dal 7,7%). Coerentemente con l’andamento dei consumi, la condizione peggiora di più al Nord che al Centro e nel Mezzogiorno. Nel Mezzogiorno vi è ancora i l’incidenza più elevata (9,4% l’incidenza familiare), nel Centro la più bassa (5,4%).
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