Intercettazioni: Monti delegittima la Procura di Palermo, Ingroia si infuria e accusa la politica
”Ho apprezzato le dichiarazioni del premier Monti quando, il 23 maggio, per la commemorazione di Capaci, ha sostenuto che l’unica ragion di Stato e’ l’accertamento della verita’.
di redazione
PALERMO, 18 AGO – ”Ho apprezzato le dichiarazioni del premier Monti quando, il 23 maggio, per la commemorazione di Capaci, ha sostenuto che l’unica ragion di Stato e’ l’accertamento della verita’. Non condivido invece le ultime rilasciate sull’operato della Procura di Palermo, ma ovviamente ognuno ha il diritto di sostenere le proprie opinioni”. Lo dice il pm palermitano Antonio Ingroia. ”Piu’ in generale – aggiunge – non posso non osservare che ci sono stati sconfinamenti da parte della politica”.
Nella dichiarazione – che ha fatto sobbalzare Ingoria – Monti senza mezzi termini si è scagliato contro la procura di Palermo parlando di “evidenti abusi nelle intercettazioni” anticipando che “il Governo interverrà”. Sulla stessa linea del premier il PDL che per voce di Gasparri accusa il pubblico ministero di “parlare da politico”.
A sostenere Ingroia, invece, è Italia dei Valori: “Gravi – afferma il leader del partito Antonio Di Pietro – non sono le intercettazioni su Napolitano, che in realtà non sono mai state disposte, bensì il fatto che il cittadino Nicola Mancino, ex presidente del Senato, abbia chiamato il Capo dello Stato per chiedere un intervento sui giudici siciliani che stavano valutando la sua posizione processuale. Sono inaccettabili le parole di Monti che, pur di difendere l’indifendibile Capo dello Stato, manipola la realtà, affermando che Napolitano sia stato intercettato, invece ad essere intercettato è stato soltanto il cittadino Mancino”. Di Pietro insiste sul fatto che “non c’è stato alcun abuso da parte di chi ha messo sotto controllo le utenze telefoniche, piuttosto l’abuso è stato commesso da Mancino e da coloro che gli hanno dato retta. Ribadiamo – rimarca il leader IdV – la totale inopportunità non solo del conflitto di attribuzione sollevato dal Capo dello Stato, in relazione ad una materia così delicata, ma anche dell’intervento preannunciato da Monti, volto a fermare le indagini della magistratura e a delegittimare il loro operato”.