Insularità in Sicilia: una tassa occulta da 6,54 miliardi all’anno

Lo studio “Stima dei costi dell’insularità per la Sicilia“, condotto dal governo Musumeci ha rivelato che a causa della condizione di “insularità”, negli ultimi vent’anni ogni singolo residente in Sicilia (neonati compresi) avrebbe pagato una sorta di tassa occulta quantificabile, annualmente, in 1.308 euro.

Un costo che si traduce in circa sei miliardi e 540 milioni di euro ogni dodici mesi. Tenendo, invece, in considerazione i costi dei trasporti e le conseguenze sugli operatori economici e i vari settori di attività, la stima dell’impatto della riduzione dei prezzi sul Pil risulterebbe pari al 6,8 per cento: il risultato è che l’Isola è gravata di una penalità quantificabile in sei miliardi di euro all’anno.

Il documento è stato presentato questa mattina dal vicepresidente della Regione e assessore all’economia Gaetano Armao: ” Sei miliardi e mezzo di euro annui rappresentano un peso assai rilevante – afferma Armao -: è come se l’economia siciliana negli ultimi venti anni avesse subito un peso analogo a quello portato dalla pandemia“.

«Si tratta di una tassa occulta – sottolinea il governatore Nello Musumeci – e inaccettabile che grava sul nostro futuro ed è per questo che abbiamo riportato con forza al centro dell’attenzione il tema della compensazione degli svantaggi dovuti all’insularità».

Sono necessarie, quindi, azioni politiche capaci di ridurre il gap rispetto alle aree continentali. La Sicilia figura indietro soprattutto alla voce “competitività” riferita, in particolare, a infrastrutture, capitale umano e innovazione. Nel 2018 il prodotto interno lordo pro capite è risultato pari a 17.721 euro collocandola in penultima posizione in Italia, seguita soltanto dalla Calabria con un Pil pro capite di 17.021 euro.

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