Incontri tra sindaci siciliani e prefetti, nessuna risposta da Roma

Continuano gli incontri fra i sindaci e i prefetti dell’Isola per affrontare le gravissime criticità finanziarie e organizzative dei comuni siciliani. Dopo  gli incontri nelle prefetture di Catania e Siracusa di stamattina,  le delegazioni di sindaci, nel rispetto delle norme anti COVID 19,  delle province di Palermo, Messina, Trapani Caltanissetta e Ragusa hanno evidenziato, ai rispettivi Prefetti,  la difficile condizione degli Enti locali dell’Isola.

Le delegazioni dei sindaci delle province di  Catania,  Siracusa ed Enna hanno già incontrato, ieri mattina, i prefetti delle loro rispettive province, per chiedere provvedimenti normativi urgenti e risolutivi  idonei a sostenere i comuni, che a causa di una grave crisi strutturale e di sistema non sono in grado di approvare i bilanci. 

In base base agli ultimi dati pubblicati dall’Assessorato regionale delle Autonomie Locali, infatti, solamente 152 Comuni su 391 hanno approvato il Bilancio di previsione 2021-2023 e appena 74 Comuni il Consuntivo 2020.

“Abbiamo rappresentato oggi le  condizioni di insostenibilità dal punto di vista finanziario e del personale di tutti i comuni siciliani,  per chiedere risposte concrete al Governo nazionale, quelle risposte  che il Governo nazionale ha dichiarato di essere intenzionato a dare  ma che non sono mai arrivate”. Ha dichiarato Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia.

“Oggi abbiamo descritto la drammaticità delle condizioni dei nostri comuni,  reiterando la nostra disponibilità a dimissioni di massa – continua il presidente Orlando – per far comprendere che non si tratta di problemi che riguardano un comune o l’altro ma di problematiche che riguardano l’intero sistema degli Enti locali siciliani,  che pagano le conseguenze del mancato raccordo tra la speciale autonomia siciliana e il Governo nazionale con la conseguenza che da Reggio Calabria in su i comuni ricevono interventi finanziari  e hanno una normativa diversa da quella con cui siamo costretti a confrontarci in Sicilia”.