PALERMO (ITALPRESS) – Si è conclusa in tre ore circa la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario al Palazzo di giustizia di Palermo: un appuntamento fondamentale per cogliere le nuove sfide del sistema giustizia, ma anche per fare un punto sulle lacune da colmare. L’evento si è aperto con la relazione del presidente della Corte di Appello di Palermo, Matteo Frasca, nella quale sono stati esposti i dati riguardanti l’attività giudiziaria del distretto di Palermo, che comprende le Procure di Agrigento, Sciacca, Marsala, Trapani, Palermo e Termini Imerese ed è per dimensioni il quinto dei 26 distretti italiani.
All’intervento di Frasca è seguito, come da prassi, quello del consigliere del Csm delegato per la Corte di Appello di Palermo, che per l’occasione è Dario Scaletta. Questi, nel tracciare le sfide che Palazzo dei Marescialli sarà chiamato ad affrontare, evidenzia come “dovrà certamente essere affrontato il tema dell’emersione di nuovi diritti: sulla questione della decennalità dei magistrati è apprezzabile lo sforzo del governo, ma servirà comunque un approfondimento. Sui concorsi per la magistratura persiste una condizione oggettiva di emergenza, perchè gli ingressi non sono previsti fino al 2025”.
Altro tema delicato, a lungo trattato nel corso della cerimonia, è quello delle carenze di organico nei tribunali: Scaletta si dice consapevole “della sofferenza degli uffici, ma abbiamo comunque provato a garantire la riduzione di eventuali scoperture: a Palermo, che presentava una scopertura del 23%, sono stati assegnati quattro magistrati ordinari in tirocinio e un sostituto procuratore”. In rappresentanza del ministero della Giustizia è intervenuto Giuseppe Fichera, vice-capo del dipartimento per la Transizione digitale, il quale si sofferma sulle sfide già vinte e su quelle ancora da vincere in tema di processo telematico: “Il 2023 è stato un anno impegnativo per il mio dipartimento, con l’entrata in vigore dell’obbligatorietà del processo civile telematico: era un risultato insperato, ma l’abbiamo raggiunto tra tanti sforzi. Per quanto riguarda il processo penale telematico abbiamo degli obblighi da rispettare sul Pnrr e, anche se è un compito difficile, faremo il massimo sforzo perchè venga concluso entro quest’anno”.
Diverse le tematiche affrontate nel suo intervento da Lia Sava, procuratore generale della Corte d’Appello di Palermo, a partire proprio dalle difficoltà di lavorare con un personale d’ufficio con troppe lacune in termini numerici: “Non si può non far fronte ai vuoti di organico che riguardano anche il mio ufficio: al personale amministrativo chiediamo sacrifici immani, sfigurato com’è dalla carenza numerica. Mi chiedo inoltre come sia possibile che tutte le procure del nostro distretto siano senza un dirigente amministrativo. La straordinaria dedizione delle forze dell’Ordine ha consentito di portare a termine operazioni complesse in tempi rapidissimi, ma anche loro risentono di carenze di organico in particolare modo negli uffici delle scorte. La mia preoccupazione è che tale carenza rischi di declinare una giustizia non adeguata alla poliedricità delle sfide in corso: il sistema giustizia deve affrontare i reati più gravi con ampie risorse, umane e materiali”.
Capitolo Cosa nostra: per Sava “le mafie oggi sono ipertecnologiche e sfruttano piattaforme criptate sul dark web: inoltre fanno meno ricorso alla violenza per puntare sugli affari, soprattutto in Sicilia. Cosa nostra continua ad avere una notevole capacità attrattiva e sta ampliando il proprio bacino d’utenza creando un’offerta capillare sul territorio: lo abbiamo visto nelle tornate elettorali, dove non sono mancati i candidati che chiedevano sostegno a Cosa nostra e viceversa”. Le principali fonti di accumulo di capitali sono droga, scommesse e traffici illeciti, ma danno solo uno spaccato parziale dell’attività di Cosa nostra in quanto, spiega Sava, “la riserva di violenza non è stata cancellata e non deve essere sottostimata: gli atti violenti possono essere commessi per incutere timore e non perdere credibilità. Non dobbiamo mostrare alcun segnale di debolezza verso Cosa nostra, ma le carenze di organico rischiano di pregiudicare il lavoro degli ultimi trent’anni”.
Di contrasto a Cosa nostra si è parlato anche negli interventi successivi, in particolare in quello del procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia, secondo il quale “si sta riorganizzando per tornare a essere potente e lo fa attraverso lo spaccio di stupefacenti e traffici illeciti soprattutto con la ‘ndrangheta e le organizzazioni criminali albanesi. Siamo impegnati in diversi piani di investigazione che tengono conto della struttura di Cosa nostra: non dobbiamo mai darla per finita, ma al contempo non possiamo tenere conto che le risorse per combatterla sono limitate. Le intercettazioni non possono e non devono essere limitate per i processi di mafia”.
foto: xd8/Italpress
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