La guardia di finanza di Palermo ha eseguito un sequestro patrimoniale nei confronti di G.L.M., ex vice direttore dell’Inal di Palermo e già direttore dell’ufficio di Termini Imerese, ritenuto responsabile di aver consentito illecitamente il rilascio di numerosi Durc (Documenti unici di regolarità contributiva), a favore di imprenditori che lo ricompensavano pagando sostanziose mazzette.
Il provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, su proposta della Procura della Repubblica di Palermo, è stato eseguito dalle Fiamme Gialle del G.I.C.O. di Palermo, che hanno operato il sequestro per equivalente di immobili e conti correnti nella disponibilità dell’ex dirigente, per un valore complessivo pari a 516 mila euro.
Le indagini condotte dai finanzieri hanno permesso di ricostruire la fitta rete di complicità tra L.M., all’epoca ai vertici degli uffici palermitani dell’Inail, ed imprese compiacenti che – nonostante il ricorrere di evidenti cause ostative, come l’esistenza di cartelle esattoriali mai pagate – venivano favorite nell’entrare in possesso delle certificazioni di regolarità contributiva.
Il rilascio di Documenti Unici di Regolarità Contributiva del tutto falsi ha consentito ad imprenditori privi di scrupoli di realizzare, tra il 2007 ed il 2012, ingenti guadagni attraverso la partecipazione ad appalti e gare pubbliche senza averne titolo e, in altri casi, di ottenere pagamenti da pubbliche amministrazioni nonostante fosse sistematicamente evaso il versamento di contributi e premi assicurativi dovuti all’Inps ed dell’Inail, determinando così un rilevantissimo danno alle casse dell’Erario ed una distorsione delle regole di funzionamento della concorrenza e del mercato.
Per le sue “prestazioni”, l’alto funzionario colluso veniva ricompensato con la consegna di buste contenenti denaro, che riscuoteva direttamente presso il proprio ufficio, ovvero ottenendo l’accredito di somme direttamente su conti correnti di cui era titolare o di cui aveva la disponibilità perché intestati a familiari o persone a lui vicine. In taluni casi, la “mazzetta” veniva riscossa anche sotto forma di concessione dell’uso gratuito di cellulari e auto di lusso.
Oltre alle condotte di corruzione e concussione, gli investigatori hanno ricostruito l’inclinazione a commettere illeciti di L.M., il quale truffava la stessa Inail, attestando falsamente le proprie presenze in ufficio, e chiedeva ad altri dipendenti di sottrarre e distruggere la documentazione custodita presso gli uffici Inail di Termini Imerese, durante l’esecuzione di perquisizioni svolte nei suoi confronti, da parte dei finanzieri all’uopo incaricati dall’Autorità Giudiziaria.
Le investigazioni condotte hanno, inoltre, fatto emergere la vicinanza di L.M. a diversi esponenti di cosa nostra, quali il costruttore Camillo Graziano, della famiglia mafiosa dell’Arenella, il capo del mandamento San Lorenzo, Vincenzo Giacalone, e gli esponenti del clan Madonia, del quale per diverso tempo era stato il “cassiere”.
Di L.M. avevano, peraltro, parlato anche alcuni collaboratori di giustizia, riferendo di una sua partecipazione alla gestione degli appalti di cui al tempo si era occupato Angelo Siino, il “ministro dei lavori pubblici” della mafia.
Nel corso delle investigazioni, sono stati – infine – documentati i rapporti d’affari intercorsi tra G.L.M. e Giuseppe Damiata, anche quest’ultimo colpito da misura di prevenzione eseguita dalla Guardia di Finanza nel dicembre 2016 e con il quale L.M. divideva gli “utili” derivanti dalla gestione illecita di alcune cooperative.
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