ROMA (ITALPRESS) – Manolo Valdes, artista spagnolo di fama internazionale, torna a Roma dopo 25 anni con una ampia mostra personale. “Manolo Valdés. Le forme del tempo”, ospitata nelle sale del Museo di Palazzo Cipolla dal 17 ottobre al 10 gennaio 2021, è stata fortemente voluta da Emmanuele Francesco Maria Emanuele (nella foto), presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale ed è realizzata da Poema in collaborazione con la Galleria Contini di Venezia, con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia. La rassegna è curata da Gabriele Simongini. Una settimana di opere provenienti dallo studio dell’artista e da importanti collezioni private, fra quadri e sculture, alcune delle quali di grandi dimensioni, daranno conto del percorso creativo di Valdés dai primi anni Ottanta a oggi.
Nella ricerca figurativa e ludicamente visionaria di Valdés gli artisti del passato più o meno lontano (da Velazquez a Rubens e Zurbaran, da El Greco a Ribera fino a Leger e Matisse) diventano interlocutori con cui intrattenere un contatto giornaliero, a cui rendere omaggio e che ampliano lo spazio polifonico del suo lavoro. Come se l’immagine prelevata da Valdés nel passato più o meno recente, si fosse trasformata recependo i mutamenti dell’arte successiva (soprattutto attraverso l’informale e la Pop Art) fino ad approdare in una nuova veste davanti a noi, con i buchi e le lacerazioni della materia impressi da questo lungo viaggio nel tempo.
“Le opere di Valdés, siano esse dipinti o sculture, sono percorse da una forza e una vitalità dirompenti, trasmesse dalla sapiente lavorazione che l’artista fa dei materiali più vari, alcuni persino assemblati e creato da lui stesso, fino a comunicare allo sguardo quasi una sensazione tattile, afferma Emanuele.
“Del suo lavoro personalmente apprezzo, in particolare, proprio l’attitudine ad attingere in maniera del tutto trasparente e naturale al repertorio artistico del passato per riproporlo in chiave contemporanea, a conferma della mia convinzione che l’arte è un fluire ininterrotto – ha spiegato – un dialogo costante tra i grandi di ieri e di oggi e che non ha dunque senso racchiuderla in periodi rigidi ed impermeabili tra loro”.
Come scrive Gabriele Simongini, curatore della rassegna, “l’opera-matrice, di capitale importanza per l’inesausto andirivieni di Valdés nel labirinto della storia dell’arte, è ‘Las Meninas’ di Velazques, soprattutto per quell’intreccio fra realtà e illusione, per quel gioco con la verità e con le apparenze, che costituiscono il cuore di quel capolavoro e del barocco spagnolo ma anche del lavoro stesso di Valdés”.
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