In Campania, Sicilia, Calabria e Puglia il maggior numero di reati ambientali

PALERMO – 34.120 reati, 28.132 persone denunciate, 161 ordinanze di custodia cautelare, 8.286 sequestri, per un giro di affari di 16,7 miliardi di euro gestito da numerosi clan: 302 quelli censiti nel 2012. I numeri degli illeciti ambientali accertati lo scorso anno delineano una situazione di particolare gravità. Il 45,7% dei reati è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia) seguite dal Lazio, con un numero di reati in crescita rispetto al 2011 (+13,2%) e dalla Toscana, che sale al sesto posto, con 2.524 illeciti (+15,4%).

E’ un’economia che non conosce la parola recessione quella fotografata da Ecomafia 2013, il rapporto annuale di Legambiente realizzato grazie al contributo delle Forze dell’ordine, sulle storie e i numeri dell’illegalità ambientale in Italia, presentato oggi a Roma.

Per quanto riguarda la Sicilia, particolarmente importante, in quest’ultimo anno, l’attività di contrasto alle infiltrazioni mafiose nel settore delle rinnovabili che ha avuto il suo momento più importante nella confisca dei beni a Nicastri. “Le rinnovabili – ha commentato Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia – non devono essere un’occasione mancata per lo sviluppo della nostra regione, per cui è fondamentale contrastarne l’inquinamento con fondi illegali”.

Non meno importante, come si evidenzia nel rapporto, è il ciclo del cemento. “L’inchiesta di Trapani – ricorda Fontana – ci ha dato ragione: dietro ai lavori della Louis Vuitton Cup, cui ci siamo opposti, c’erano gli interessi della mafia, quelli di Messina Denaro”.

Per quanto riguarda l’abusivismo, va sottolineato che mentre il mercato legale della casa si è praticamente dimezzato, a causa della crisi, quello illegale non ha avuto alcune flessione: in Italia ogni anno si continuano a realizzare 26 mila nuove case.

“In questo ambito – dice Fontana – sottolineiamo con grande soddisfazione l’impegno assunto dall’assessore regionale Lo Bello per contrastare il fenomeno dell’abusivismo. Imporre, infatti, ai Comuni la demolizione degli abusi è l’unico modo concreto per frenare un fenomeno che continua a devastare il territorio siciliano”.