IMU, lo paghi in ritardo ma la sanzione è di un solo euro: un costo ridicolo, meglio per te | La legge è nuova di zecca
Quali sono i rischi che corre chi non ha versato l’Imu?
L’IMU, Imposta Municipale Propria, è il tributo istituito dal governo Monti nella manovra Salva-Italia del 2011 e si paga a livello comunale sul possesso dei beni immobiliari. È operativa a decorrere dal gennaio 2012, e fino al 2013 è stata valida anche sull’abitazione principale.
Dal 2011 ad oggi la normativa IMU è stata sottoposta a diverse modifiche, l’ultima delle quali sopraggiunta con la Legge di Bilancio 2020, che ha cancellato la TASI, accorpandola di fatto all’IMU. Il versamento della imposta IMU è dovuto da coloro che sono in possesso degli immobili indicati nell’articolo 2 del Dlgs 504 del 1992, ovvero: fabbricati; aree fabbricabili; terreni agricoli.
Più precisamente l’IMU è obbligatoria per chi è: proprietario di fabbricati, aree fabbricabili e terreni; titolare del diritto reale di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superficie; coniuge assegnatario della casa coniugale a seguito di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio (ma solo nel caso di abitazione “di lusso”); concessionario nel caso di concessione di aree demaniali; locatario per gli immobili, anche da costruire o in corso di costruzione, concessi in locazione finanziaria.
L’importo è calcolato in base alle caratteristiche dell’immobile e dal Comune in cui è ubicato. L’IMU viene pagata tramite il Modello F24 in due rate pari al 50% dell’imposta annua oppure in una rata unica pari al 100%.
Cosa succede se non ho pagato l’Imu?
La Legge di Bilancio 2020 ha introdotto importanti novità nel sistema di riscossione delle tasse locali, rendendo gli atti emessi dal 1° gennaio 2020 immediatamente esecutivi. Questo significa che, in caso di mancato pagamento entro 120 giorni dalla notifica, i Comuni possono avviare procedure di recupero forzato, come il pignoramento dei conti correnti. L’estensione degli accertamenti esecutivi offre agli enti locali un accesso più rapido ai dati dell’Anagrafe Tributaria, consentendo di monitorare la situazione reddituale dei contribuenti. Tuttavia, viene concesso un periodo congruo per regolarizzare il pagamento di imposte locali come l’Imu o il bollo auto prima dell’attivazione delle misure esecutive e cautelari, come fermi amministrativi, ipoteche o pignoramenti.
Nel caso specifico dell’Imu, l’Agenzia delle Entrate chiarisce che, trascorsi 60 giorni dalla notifica dell’atto di riscossione, questo acquista piena efficacia esecutiva senza la necessità di ulteriori notifiche. Dopo 30 giorni dal termine del pagamento, può partire la riscossione forzata, con un ultimo sollecito per debiti inferiori a 10.000 euro. Qualora il contribuente non si regolarizzi, gli enti locali possono avviare rapidamente le procedure di recupero, sospendendole solo temporaneamente per un massimo di 180 giorni, a seconda dei regolamenti locali.
Cosa si rischia se non si paga l’Imu
Chi non ha versato l’Imu entro il 16 dicembre può ancora regolarizzare la propria posizione usufruendo del ravvedimento operoso, evitando un eccessivo aggravio dell’importo dovuto al Comune. Questo strumento consente di pagare sanzioni ridotte in base ai giorni di ritardo rispetto alla scadenza originaria, rendendo più agevole sanare la situazione senza incorrere in penalità troppo elevate.
Le sanzioni variano in funzione del ritardo: entro 14 giorni si applica il ravvedimento sprint con una sanzione dello 0,1% giornaliero più interessi (considerando che in Italia in media l’ammontare dell’IMU si aggira attorno ai 1144 euro, la sanzione sarebbe di poco più di un euro); dal 15° al 30° giorno si passa al ravvedimento breve con una sanzione fissa dell’1,5% più interessi giornalieri. Per ritardi tra 30 e 90 giorni è previsto il ravvedimento medio con una sanzione dell’1,67%, mentre per ritardi oltre 90 giorni ed entro un anno si applica il ravvedimento lungo, con una sanzione fissa del 3,75% più interessi.