Imu: la lista dei fortunati italiani che non la pagheranno | Sono pochissimi
Addio Imu, per loro è tutto vero: non lo pagheranno mai più
L’Imposta Municipale Propria (Imu), è un tributo istituito nel 2011 con la manovra Salva-Italia proposta dal governo Monti ed applicata al possesso di beni immobiliari. Se fino al 2013 la si applicava anche all’abitazione principale, da dieci anni a questa parte invece la casa in cui si ha la residenza ne è esente.
Devono pagare l’Imu i proprietari di fabbricati, di aree fabbricabili e di terreni, ma anche i titolari del diritto reale di usufrutto, abitazione, superficie o enfiteusi, oppure il coniuge assegnatario della casa coniugale dopo la separazione, l’annullamento o lo scioglimento del matrimonio.
L’importo dell’Imu si calcola sulla base del Comune in cui l’immobile si colloca e su alcune caratteristiche dell’immobile stesso. Per pagarlo, invece, si usa il modello F24 e lo si può fare in due rate: la prima scade il 16 giugno, la seconda il 16 dicembre. Ci sono alcuni italiani, però, che ne sono esenti: ecco di chi si tratta.
Chi è esente dall’Imu
A partire dal 1° gennaio 2014 alcune categorie di persone sono state esentate dal versamento dell’Imu. Innanzitutto, non devono versarlo i possessori delle abitazioni principali se e solo se queste sono accatastate nelle categorie A/2, A/3, A/4, A/5, A/6 ed A/7; devono pagarlo, invece, i proprietari di abitazioni accatastate nelle categorie A/1, A/8 ed A/9, cioè “di lusso”. Per avere l’esenzione in caso di abitazione principale, però, è necessario che la residenza anagrafica e la dimora abituale coincidano e a confermarlo è stata anche la Corte di Cassazione che, di recente, si è espressa su un caso simile.
Un uomo, infatti era stato sottoposto ad alcuni controlli poiché non aveva versato l’IMU per una casa da lui indicata come dimora abituale, nonostante con la compagna e con la figlia vivesse in un’altra casa, dove tra l’altro aveva preso la residenza. Ecco come si è espressa la Cassazione in merito.
Dimora abituale e residenza anagrafica devono coincidere
Dopo un primo accertamento, l’uomo si è rivalso con un ricorso, sostenendo che fosse suo diritto non pagare l’Imu né per la casa in cui viveva con compagna e figlia, né per quella dichiarata dimora abituale. La Corte di Giustizia del primo grado, la Corte d’Appello del secondo ed infine la Corte di Cassazione del terzo, però, hanno ribadito che, per avere l’esenzione Imu, è necessario che la residenza anagrafica e quella abituale coincidano: non si può quindi risiedere in una casa e dichiarare la dimora in un’altra.