L’incantesimo si è finalmente rotto. Cessate le “liturgie buonistiche” dei politici, delle televisioni e della stampa, il problema immigrazione, anche dopo l’autorevole intervento di Papa Francesco, è passato da grave emergenza a vero e proprio “allarme”. Ora gli osannanti ed i sostenitori dell’accoglienza – dopo il collasso delle strutture causato da migliaia di immigrati e dal probabile arrivo di altre decine di migliaia che stazionano nei porti africani in attesa di imbarco per approdare nelle nostre coste – cosa fanno ? Invocano l’aiuto e il contributo di tutti gli stati europei che, finora, si sono limitati a fare elogi ed approvare il comportamento del nostro Paese, nella gestione del flusso migratorio.

Certo, parlare di questo enorme e delicato problema non è nè facile, nè agevole. Ma al punto in cui è la situazione, che non è più gestibile, è necessaria una inversione di tendenza se non per bloccare del tutto il fenomeno, almeno per diversamente regolamentarlo.

L’Italia non è l’America, ma una nazione con risorse limitate e con una serie di problemi strutturali che non le consentono l’impatto con l’esodo, quasi biblico, di migliaia, se non di milioni, di persone di razza e di varie culture che, per motivi diversi, plausibili o meno, lasciano il proprio Paese.

Non si vuole essere nè “razzisti” nè detrattori di una cultura etnica che, oggi, la globalizzazione ammette e giustifica, se non impone, in particolare, ai paesi più industrializzati. Ogni Nazione ha un tasso di sopportabilità delle emergenze; ma quando queste diventano croniche e assumono carattere di stabilità e di irreversibilità, allora bisogna prenderne atto e correre ai ripari anche se questi, talvolta, possono essere drastici e impietosi. E’ necessario che il Governo si dia una “scossa” facendo ricorso ai suoi poteri e alle sue attribuzioni per cercare di contenere quella che, ormai, ha le caratteristiche di una vera e propria invasione .