Immigrazione: peschereccio della morte a Pozzallo

E’ in rada nel porto di Pozzallo il peschereccio con una trentina di cadaveri a bordo che è stato rimorchiato nel canale di Sicilia da nave San Giorgio. Sulla nave della marina militare ci sono 566 migranti. Il peschereccio è stato agganciato da una motovedetta della capitaneria di porto che lo sta trainando verso il porto. La nave militare Grecale rimane in rada. Si tratta di un barcone lungo poco più di venti metri, senza alcuna copertura, colorato tutto di blu e una striscia nera che lo attraversa da prua e poppa. E’ il peschereccio della morte recuperato da Nave Grecale nel Canale di Sicilia. A bordo vi sono almeno 30 morti, migranti rimasti intrappolati nella sala motori, schiacciati da altri passeggeri, e che hanno respirato il monossido di carbonio emesso dalle macchine. E’ in corso l’ispezione del peschereccio con una trentina di migranti morti ormeggiato nel porto di Pozzallo. Sul posto ci sono i medici legali e gli investigatori delegati alle indagini.

Individuati due scafisti
La Procura di Ragusa sta valutando la posizione di due extracomunitari che sono ritenuti i probabili scafisti del peschereccio sul quale sono morte 30 persone. Il fascicolo ipotizza il reato di associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo quanto si è appreso, il procuratore capo Carmelo Petralia deciderà soltanto dopo le autopsie se contestare anche, eventualmente, il reato di morte come causa di un altro reato o addirittura l’omicidio volontario. Il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, sull’inchiesta per la morte dei migranti ha detto: “La sistemazione dei cadaveri è una questione di competenza dell’autorità giudiziaria perché la Procura dovrà svolgere le accurate indagini per capire come siano realmente morti questi uomini e quindi sarà la Procura stessa a decidere la loro sistemazione”. Intanto la questura di Ragusa stanno coordinando il trasferimento di circa 350 persone dai centri della provincia con charter in partenza dall’aeroporto di Comiso. Ieri con nave Chimera sono giunti a Pozzallo 353 profughi.

Sopravvissuti, violenze inaudite da trafficanti
 “Trattati come bestie dai libici” che hanno compiuto “violenze inaudite nei confronti di tutti, ma in particolare degli uomini del Centro Africa”. E’ la ricostruzione concorde dei diversi testimoni ascoltati dalla squadra mobile e al vaglio della Procura di Ragusa sulla morte dei 30 migranti sul peschereccio che nave Grecale sta rimorchiando nel porto di Pozzallo. Tre le persone sentite anche amici e lontani parenti delle vittime, alcune delle quali hanno già un nome, anche se non ancora ufficialmente. “Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo – ricorda una di loro – abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero, non pensavamo fossero morti…”. Tutti accusano i trafficanti libici: “è stata tutta colpa loro – ricostruisce un migrante testimone dell’accaduto – ci hanno messo li dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere”. “Abbiamo chiesto di potere tornare indietro – ha rivelato un migrante sopravvissuto – perché eravamo troppi e rischiavamo, ma non c’è stato alcunché da fare: ci hanno detto ‘ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italia’”.

A Palermo nave con 235 migranti
E’ approdata all’alba nel porto di Palermo la nave mercantile Mar Atlantic, battente bandiera delle isole Marshall, con 235 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Tra di loro anche 25 donne, una delle quali incinta, e quattro minori. In questo momento sono in corso sulla banchina le operazioni di accoglienza dei profughi, coordinate dalla Prefettura di Palermo.  I 235 migranti sono stati trasferiti sul molo del proto di Palermo con motovedette della Gdf e della capitaneria di porto che hanno fatto la spola con la petroliera Mare Atlantic su cui si trovavano le persone salvate nel canale di Sicilia. La Mare Atlantic era prima giunta a Trapani e poi dirottata su Palermo. Intanto è giunto al porto di Trapani un mercantile con 184 migranti a bordo, tutti uomini. I profughi erano stati prelevati dai loro barconi nel canale di Sicilia.

Giunta a Salerno nave Etna con 1044 migranti
La nave rifornitrice Etna della Marina Militare italiana, che trasporta 1044 migranti soccorsi nel canale di Sicilia, è attraccata nel porto di Salerno. Imponente il servizio d’ordine predisposto dalla Prefettura: sul posto ci sono circa 300 uomini della Polizia di Stato, Carabinieri, Esercito, Capitaneria di Porto e Protezione Civile. I migranti saranno sottoposti prima a una fase di riconoscimento, successivamente a controlli sanitari per poi raggiungere a bordo di pullman le località di destinazione che si trovano nelle cinque province campane, nel Lazio, in Umbria e in Molise. Nel Salernitano dovrebbero rimanere almeno 250 migranti che saranno portati nei centri di accoglienza a Sud del capoluogo. Sono nove le postazioni dove i migranti dovranno lasciare le proprie generalità. Nell’operazione, che durerà diverse ore, sono impegnati anche 150 uomini della Protezione Civile regionale e del Comune di Salerno. I primi a sbarcare sono stati 85 immigrati affetti da scabbia. Le 85 persone, molte delle quali con mascherine e tute protettive, sono state fatte salire su alcuni pullman per essere trasferiti nelle strutture sanitarie regionali dove saranno curate. Intanto, si è appreso dal delegato alla Protezione Civile del Comune di Salerno, che un centinaio di migranti sarà momentaneamente alloggiato nella sede della Protezione Civile del capoluogo salernitano in via dei Carrari. Da qui, successivamente, dovrebbero essere trasferiti nelle strutture di di accoglienza della regione.

Ministero Salute, paziente su nave Orione ha varicella
E’ affetto da varicella il paziente presente tra i migranti posti in salvo dalla nave della Marina Militare “Orione”. Lo conferma il ministero della Salute al termine delle analisi di laboratorio svolte presso l’Istituto Nazionale per le malattie infettive “Spallanzani” di Roma. Il paziente, rende noto il ministero in un comunicato, “è stato trasferito presso la struttura sanitaria romana dal ponte della nave, in navigazione verso la Sicilia, per le cure del caso. Viene meno l’esigenza di mantenere in essere le misure quarantenarie adottate nella giornata di ieri sui contatti stretti del paziente”. Il caso, “positivamente concluso – rileva il ministero – ha permesso di confermare la bontà del meccanismo messo in atto a seguito di un accordo tra il Ministero della salute e quello della Difesa, che prevede la presenza a bordo di unità navali partecipanti all’operazione Mare Nostrum di personale sanitario del Ministero per i fini di sorveglianza ed identificazione dei casi di malattia infettiva soggetti al ‘Regolamento Sanitario Internazionale’