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di redazione
Roma, 3 ago – Portare all’attenzione del Ministro
dell’Interno alcune parti del Decreto Legislativo di
recepimento della Direttiva europea sulle ‘norme minime
relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori
di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui
soggiorno e’ irregolare’ che, nonostante le sue ottime
finalita’, secondo l’Anci presentano delle contraddizioni. E’
questo il motivo che ha portato il Presidente dell’Anci,
Graziano Delrio e il delegato all’immigrazione, Flavio
Zanonato a scrivere una lettera al titolare del Viminale,
Anna Maria Cancellieri Dopo aver ricordato che ”il
provvedimento, che recepisce quanto previsto dalla suddetta
normativa comunitaria in materia di contrasto allo
sfruttamento dell’immigrazione irregolare mirando alla
regolarizzazione del lavoro nero, ha principalmente la
finalita’ di far emergere il fenomeno inasprendo inoltre le
pene per chi sfrutta i lavoratori immigrati” i due esponenti
ANCI evidenziano la necessita’ di creare ”dei parametri
differenziati , delle fasce di costi diversificate, per le
piccole imprese, artigiani, rispetto alle aziende con
numerosi dipendenti”.”Ancora di piu’ – aggiungono – sarebbe necessario
alleggerire i costi e prevederne una rateizzazione, quando il
datore di lavoro non e’ una impresa bensi’, nel caso di Colf
ed assistenti alla persona, una famiglia. Considerando,
infatti, che le persone che ricorreranno alla
regolarizzazione saranno in gran parte famiglie o anziani con
redditi anche bassi, appare ponderoso il contributo previsto
per l’accesso alla procedura, che si andra’ ad aggiungere
alle somme dovute a titolo retributivo, contributivo e
fiscale pari ad almeno sei mesi, con la conseguenza che
potrebbero rinunciare a sanare la situazione”.”Inoltre la prova della presenza in Italia del lavoratore
straniero dal 31 dicembre 2011 ‘attestata da documentazione
proveniente da organismi pubblici’ appare generica. Sarebbe
opportuno – ad avviso dell’ANCI – prevedere una Commissione
di valutazione della documentazione presentata, al fine di
evitare contenziosi che rallenterebbero l’azione dello stesso
provvedimento”.”La prevedibile emersione di un numero cospicuo di
lavoratori immigrati da una situazione di irregolarita’,
fatto di per se positivo, implichera’ un notevole aumento,
seppur difficilmente quantificabile, della popolazione
straniera residente che avra’ accesso ai servizi sociali del
Comune. A fronte di questo evidente aumento della domanda di
servizi il decreto in oggetto non prevede misure volte a
sostenere le spese a cui i Comuni dovranno far fronte per
garantire i servizi che conseguiranno la regolarizzazione.Come previsto quindi per il Servizio sanitario nazionale –
sottolineano – sarebbe auspicabile prevedere, nel decreto
attuativo, un meccanismo percentuale simile, per sostenere le
spese per i servizi sociali dei Comuni, a valere sul ricavato
del contributo di mille euro previsto per la regolarizzazione
di ogni lavoratore”.”In mancanza di un sostegno in tal senso ai Comuni –
concludono Delrio e Zanonato – sara’ difficile per gli Enti
locali attivare servizi ulteriori, per i cittadini stranieri,
rispetto a quelli in atto, servizi che sono gia’ a forte
rischio di sospensione a causa della perdurante politica di
tagli alle risorse degli Enti locali”.com/rus
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