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Il terzo tempo

di Filippo La Torre

Palermo, 18 Feb. – Il piacere di ritornare materia e la cucina come aggregazione. Due motivi, due canovacci che a dispetto del significato più terragnolo indicano la trama su cui spesso si confrontano gli uomini e i loro sentimenti.

– Siamo in ventisette? va bbuoh! Possiamo ugualmente fare due squadre.
– Aspetta, adesso siamo in trenta.
– Pronto? Siete in quattro e state arrivando? Bene, sbrigatevi che il riscaldamento è già iniziato.
– Posso giocare pure io?
– E tu chi sei?
– Sono il cugino di Giuliano. Mai visto prima. Ma il fango attrae.
– Ma se gioca lui posso giocare anch’io!
– Senza scarpe chiodate?
– Non importa, me le faccio prestare quando vado in sostituzione.

E fu così che due neofiti ebbero il battesimo della palla ovale. Uno sapeva soltanto che la palla si passa soltanto indietro ma non sapeva che anche per riceverla bisogna stare indietro, l’altro si ritrovò ai piedi un paio di scarpe quarantadue mentre normalmente calza il quarantacinque.

Domenico fa il suo esordio e segna la sua prima meta e poi segni della croce che nemmeno in presenza del Divino. Ho auscultato il suo cuore e mi ha dato l’impressione di un treno in corsa.

– Tommy, hai portato il pane cunzato?
– Sì. E anche due bottiglie di vino.

Mi godo la partita ma il mio pensiero va anche al dopo. Tortellini, lasagne, anelletti, insalata di riso, gateau di patate e piselli. A bordo campo fa la sua porca figura un bidone con dentro centocinquanta lattine di birra Viktor da mezzo litro, rigorosamente Lidl, che lì non costano un cazzo ma si chiamano ugualmente BIER.

Sono atturrunate, ma con il freddo che fa non è proprio una bella cosa. Immerse nel ghiaccio a cote a cote con le umili Viktor soffrono la solitudine due birre trappiste, pensiero stupendo di Skeletrino per i fratelli La Torre che rompono sempre la minchia!

L’amichevole ha fine, foto di rito da mostrare fra cinquant’ anni ai nipotini, il fango non ha risparmiato nessuno ma fortunatamente l’acqua della doccia è calda. Le pie donne hanno già preparato il desco, il tavolo imbandito traballa un po’ perché amputato di una gamba. Il fango è andato via, ma non i lividi e la soddisfazione di essere stati in battaglia. Alla fine tutti vincitori e veramente felici.

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