Il Tar condanna l’Ars a pagare 10 mila euro all’ex deputato d’Aquino

di Silvia Iacono – L’Ars dovrà risarcire 10 mila euro all’ex deputato Antonio d’Aquino. Quest’ultimo è subentrato al collega del Pdl Giuseppe Buzzanca, dichiarato decaduto il 26 giugno 2012 dalla Commissione verifica dei poteri perché era anche sindaco di Messina. La decadenza fu un effetto della sentenza della Corte Costituzionale che nell’aprile 2010 abrogò la legge regionale 29/1951 sulle incompatibilità nella parte in cui permetteva di ricoprire contemporaneamente le cariche di deputato all’Ars e di sindaco o assessore di un Comune con più di 20 mila abitanti. La Commissione per la verifica dei poteri avrebbe dovuto concludere il procedimento entro un anno dalla proposizione del reclamo, presentato nel giugno del 2010. Ma ciò non è avvenuto. Così l’Ars dovrà pagare. L’onorevole D’Aquino si riteneva leso dalla tardiva “sostituzione” aveva fatto ricorso al Tar contro la Commissione regionale per la verifica dei poteri. Ricorso che ieri il Tribunale amministrativo regionale di Palermo con una sentenza depositata oggi all’Ars ha accolto nel merito, anche se non nel “quantum” del risarcimento. D’Aquino doveva dunque subentrare dal 3 giugno 2011 ed ha quindi subito un danno patrimoniale, consistente nella mancata assunzione delle funzioni di deputato regionale. Il Tar ha accolto nel merito le richieste dell’avvocato Antonio Catalioto, motivandole col fatto che il termine di un anno non è breve anche in relazione al fatto che la vicenda non richiedeva particolari approfondimenti. Il risarcimento perciò è stato quantificato, in via equitativa, in 10 mila euro oltre interessi e rivalutazione. La richiesta era invece corrispondente a nove mesi di indennità, circa 11 mila euro al mese.