Il TAR, dopo aver concesso la sospensiva, ha accolto nel merito il ricorso di una quarantina di Enti della Formazione Professionale contro il decreto dell’allora Assessore regionale Nelli Scilabra che stabiliva i nuovi requisiti per ottenere l’accreditamento e quindi il finanziamento dei corsi. Per la verità si tratta di due ricorsi separati che avevano come oggetto il medesimo decreto. I giudici amministrativi hanno ravvisato due profili di illegittimità: il primo riguarda l’organo che ha emesso il decreto. Trattandosi di nuove indicazioni che si configurano come norme secondarie, secondo lo Statuto siciliano, non potevano essere stabilite solo dall’Assessore al ramo, ma dovevano essere condivise dall’intera Giunta e firmate dal Presidente con apposito DPRS. Il secondo riguarda una specifica norma contenuta nel decreto, che impediva a tutti gli enti che avessero un contenzioso con l’amministrazione regionale di ottenere l’accreditamento, a prescindere dagli altri requisiti. Sin da subito era apparsa evidente l’illogicità di tale decisione che prescindeva dalla responsabilità del contenzioso, soprattutto in un momento storico in cui l’Assessorato, svuotato del personale all’avvento della dinamica coppia Crocetta – Scilabra, non riusciva a porre in essere gli adempimenti di competenza danneggiando gli enti e inducendoli a rivolgersi alla giustizia. Ma la furia moralizzatrice del governo rivoluzionario, purtroppo non supportata da un’adeguata conoscenza del diritto amministrativo, ha indotto la Scilabra e i suoi mentori a calpestare anche il buon senso e, adesso, la giustizia ha presentato il conto aumentando la tragica confusione che ormai regna sovrana nella defunta Formazione professionale in Sicilia.
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