Il pentito Sergio Flamia che sta raccontando i retroscena e gli affari della mafia di Bagheria, ha parlato agli inquirenti di una sorta di tariffario delle estorsioni, adeguato alla crisi del mattone, ma in continuità di chiedere sempre e comunque il pizzo su qualsiasi attività. In mancanza di grandi appalti pubblici Cosa Nostra ripiega sulle costruzioni private.
Il copione era sempre lo stesso: Flamia si attribuisce il ruolo dell’intermediario che fissava gli appuntamenti e poi si defilava per evitare che se i dettagli dell’accordo fossero stati rivelati all’esterno, si potesse pensare che era lui il delatore.
Si parla di tariffario perché tutto era previsto, anche se applicato con una certa elasticità: “.. se è un lavoro pubblico è il 3% dell’importo del lavoro”. “E se sono costruzioni private?”, gli chiede il pubblico ministero Alessandro Picchi. Risposta: “… dipende… dagli appartamenti si parte da 2.000 – 2.500 a 1.500, dipende poi le zone, dipende il momento di vendita, che c’è, che non c’è; con le villette si parte dai 5.000 euro a villetta e si ferma a 2.500, 3.000. Varia sempre…”.
Chiusa la trattativa preliminare, c’è una procedura anche per l’incasso: “… io per messa a posto di una ditta posso mandare pure una persona a me vicina che conosce l’impresa…’senti, vedi se è disposto a mettersi a posto’, se ha bisogno che gli diamo una mano…’, la scusa è sempre questa, se gli diamo una mano…”.
“E come avviene? – chiede il magistrato – in contanti oppure c’è anche qualche fatturazione mascherata?”; “No… la fatturazione avviene quando ci sono, quando la cifra già è un po’ più consistente…”. Quando serve, per favorire il pagamento, i boss sono in grado di procurarsi delle fatture di comodo e il pizzo diventa uno dei tanti costi scaricabili dell’impresa di costruzione. Non sono le prime dichiarazioni che riguardano la mafia di Bagheria: in precedenza un altro pentito, Antonino Zarcone aveva squarciato il velo su un centinaio di episodi delittuosi di varia natura, in cui le estorsioni hanno comunque un posto centrale.
Gli inquirenti stanno quindi cercando riscontri obiettivi, ma anche eventuali discordanze su quanto affermano i due pentiti.
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