Per il Partito democratico che punta a diventare il Partito della Nazione, le elezioni amministrative in Sicilia rischiano di trasformarsi in uno psicodramma che sconvolge le poche certezze rimaste, da quando Matteo I da Firenze ha infranto tutti i tabù della vecchia sinistra, governando con stile thatcheriano.
Ci riferiamo in particolare alle primarie, strumento di consenso che tutti, compresi i rottamatori, a parole sostengono.
Mentre ancora si leccano le ferite del caso Agrigento, dove dalle primarie di una incomprensibile alleanza con tutti dentro, è venuto fuori un ex berlusconiano, la vittoria di Crisafulli ad Enna ha creato un nuovo scontro, che rischia di creare fratture insanabili con gli elettori sempre più disorientati da quanto sta accadendo.
Il vicesegretario nazionale Guerini ha infatti chiamato il segretario regionale Raciti, dicendogli che di sostenere Crisafulli con il simbolo del PD non se ne parla nemmeno: Crisafulli rimane impresentabile, come lo era al tempo in cui la sua candidatura al Parlamento nazionale venne stoppata.
Resta sempre da capire cosa si nasconda dietro la parola magica “impresentabile”, visto che il PD ha benedetto candidature di indagati o rinviati a giudizio: Crisafulli la risolve scherzando sul suo aspetto fisico non proprio da Adone, ma la contraddizione è stata colta seriamente da personaggi che rappresentano varie anime della sinistra come Claudio Fava o Ferrandelli.
Senza contare che, in ogni caso, l’intervento potrebbe avere un senso solo se avvenisse prima di svolgere le primarie e non dopo che i cittadini si sono espressi.
Come che sia, adesso bisogna dire ad alcune migliaia di ennesi che le primarie non valgono e. all’opinione pubblica italiana, che se vince un uomo gradito all’apparato allora tutto va bene, altrimenti si buca il pallone e non si gioca più.
Non sappiamo se dietro questa strategia ci sia una mente “raffinatissima” o se sia diretta conseguenza dello stato di eccitazione da orgia del potere dei dilettanti allo sbaraglio che hanno invaso le stanze dei bottoni: quello di cui siamo certi è che si tratta del modo migliore per perdere rapidamente il consenso che, per consunzione o suicidio delle altre forze politiche, si è coagulato attorno al Partito Democratico.
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