Il 9 maggio si celebrerà la beatificazione di Rosario Angelo Livatino, il “giudice ragazzino” ucciso nel 1990 a 37 anni dalla mafia agrigentina.
La notizia è stata dara ieri dall’arcivescovo, il cardinale Francesco Montenegro.
Il 9 maggio non è una data a caso ma è la ricorrenza, 28 anni dopo, dell’anatema contro la mafia lanciato da Giovanni Paolo II proprio da Agrigento poco dopo aver incontrato i familiari del giudice Antonino Saetta, ucciso con il figlio Stefano nel 1988, e i genitori di Livatino: “In nome di Cristo crocifisso e risorto, convertitevi, una volta verrà il giudizio di Dio, il popolo siciliano che ama e dà la vita non può vivere sotto la pressione di una civiltà della morte” tuonò dal pulpito Wojtyla, il Papa Santo.
A Livatino la Santa Sede ha riconosciuto il martirio «in odium fidei» (in odio alla fede) grazie anche alle dichiarazioni rese da uno dei quattro mandanti dell’omicidio, che ha testimoniato che chi ordinò quel delitto conosceva quanto Livatino fosse retto, giusto e attaccato alla fede e che per questo motivo, non poteva essere un interlocutore della criminalità. Andava quindi ucciso.
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