La direzione regionale del PD ha deciso di non decidere, trovando l’unanimità sul nulla. Crocetta ha fallito, ripetono come un disco rotto, ma dopo il disastroso risultato elettorale delle amministrative, di andare al voto anticipato non se la sente nessuno: se è crollata ad Enna la roccaforte Crisafulli, figuriamoci come succederebbe altrove dove esistono solo piccoli giardinetti elettorali esposti agli straventi della crisi che non risparmia nessuno.
Se il Partito Democratico voleva dare una dimostrazione palmare della sua incapacità assoluta, ieri c’è riuscito in pieno: dopo circa tre anni di Lombardo e i quasi tre di Crocetta, in cui è stato il perno delle maggioranze di governo, la Sicilia si trova sull’orlo del collasso economico e morale, con una fuga di massa delle poche persone che mantengono ancora un briciolo di dignità. Nino Caleca, esperto osservatore della politica di ieri e di oggi, ci ha messo pochi mesi a capirlo, Lucia (Alice nel Paese delle Meraviglie) Borsellino, qualche anno, ma il risultato è lo stesso. Crocetta non solo non rappresenta l’annunciata rivoluzione, ma non ha la più pallida idea di come si possa governare una regione e si è circondato di personaggi squallidi e incapaci, che hanno occupato parassitariamente le stanze dei bottoni, senza affrontare nemmeno una delle tante emergenze della Sicilia.
Tacciamo, per carità di patria, sugli “interventi estetici” del nostro Presidente e sulle sue penose repliche all’altrettanto penoso articolo di Pietrangelo Buttafuoco: abbiamo finte leggi sulla privacy e poi tutto finisce in pasto all’opinione pubblica esasperata dal vuoto pneumatico della politica.
Autoeliminatosi il centrodestra del 61 a 0, con le scelte di Lombardo prima e di Miccichè dopo, sulla scena siciliana era rimasto solo il PD che, nel giro di un quinquennio ha dilapidato il patrimonio di voti e consensi ereditato dai disastri altrui, con una compagnia di giro composta da personaggi di livello politico infimo.
Cominciamo dalla strana coppia Crocetta – Lumia, il cui unico risultato concreto è stato quello di prolungare la stagione degli uomini (e donne) di Cuffaro e Lombardo, sotto le insegne dell’antimafia parolaia; proseguiamo con Lupo e Cracolici che hanno fatto fuoco e fiamme nei primi due anni di governo, quando il mago di Gela gli aveva chiuso le porte del governo e dei gabinetti, per poi ritirarsi nell’ombra, non appena ottenuto qualche strapuntino; andiamo avanti con Raciti, giovane segretario tanto lucido nelle analisi, quanto incapace di essere conseguente. Dulcis in fundo il sottosegretario Faraone, astro nascente e già calante del renzismo, che si è distinto soltanto nella collaborazione attiva allo scippo delle risorse che il governo nazionale ha operato scientificamente a danno della Sicilia, usando come cavallo di Troia gli assessori regionali all’Economia, nominati a Roma.
Condiamo il tutto con una spruzzata di Genovese e dei tanti affaristi, che hanno sguazzato fra le risorse pubbliche a spese della collettività, ed avremo il quadro completo dei motivi per cui il PD, guarda con terrore al prossimo appuntamento elettorale e per cui la i siciliani guardano con terrore al proprio futuro.
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