A fronte di cannoni, carri armati e aerei da combattimento, le donne ucraine hanno preso posizione contro l’invasione russa della Crimea opponendo la loro arma migliore: hanno dichiarato lo sciopero del sesso.
T-shirt con lo slogan “Non rinunciare a un russo” sotto l’immagine suggestiva di due mani accoppiate (per pregare?). E’ solo l’ultimo “missile” lanciato nella guerra iniziata la scorsa settimana.
Ma sono molteplici gli slogan che si possono leggere nelle magliette:
“Non dare la Crimea a un russo“, “non consegnate la vostra terra all’occupazione russa“, “non dare soldi a un russo“, “non lasciare che i russi vincano“, si legge nella la pagina di Facebook della campagna: “Donne russe, unitevi a noi, i nostri (uomini) sono ancora a casa, ma i tuoi sono già in guerra”.
Gli “scioperi del sesso” non sono una novità. Uno dei primi casi registrati è negli scritti del drammaturgo greco Aristofane. La sua commedia Lisistrata ritrae donne che rifiutano il sesso, al fine di convincere i loro mariti di impegnarsi in un’altra battaglia nella guerra del Peloponneso.
E ‘un concetto che ha trovato terreno fertile nel mondo politico moderno. Il mese scorso un gruppo di donne a Tokyo ha minacciato di non dormire con un uomo che ha votato per un candidato politico che consideravano essere sessista.
Nel 2003, un gruppo in Liberia ha invitato le donne nella vita del governo quasi esclusivamente maschile di boicottare il sesso come rappresaglia per il loro atteggiamento ostile verso le donne.
Ha funzionato e Liberia sembra esplorare provvisoriamente una nuova era di tolleranza.
Ma allora il coito può essere utilizzato per salvare l’Ucraina?
Questo è ancora da vedere.
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