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Il 18 aprile la visita di Mattarella a Papa Francesco

Primo faccia a faccia tra Papa Francesco e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E’ in programma sabato prossimo, 18 aprile, in occasione della visita ufficiale in Vaticano del Capo dello Stato. Con lui ci sarà la figlia Laura e la delegazione composta dai suoi consiglieri al Quirinale, dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e dall’ambasciatore italiano presso la Santa sede, Daniele Mancini.
Cerimoniale nella tradizione, con l’arrivo del corteo presidenziale previsto poco prima delle 10, ma nello stile sobrio che caratterizza entrambi gli interlocutori. A partire dall’abbigliamento: abito bianco come al solito senza mozzetta per il pontefice, completo scuro ma niente frac e onoreficenze per il Presidente della Repubblica e il suo seguito.
Mattarella salirà al secondo piano del palazzo Pontificio, dove si svolgono gli incontri ufficiali del Papa nonostante abbia scelto di soggiornare nella residenza di Santa Marta. Dopo la presentazione delle rispettive delegazioni, nella Biblioteca del Pontefice avrà inizio il colloquio a due. Per il Capo dello Stato sarà la prima presa di contatto diretta con Francesco, con la sua persona ed il suo magistero, che naturalmente in questi due anni sono stati oggetto di particolare attenzione L’agenda non dovrebbe contenere particolari punti prefissati, ma guardando alla storia personale, al carattere, al modo di approcciarsi alle questioni politiche, sociali ed economiche dei due, si possono ipotizzare alcuni temi che potrebbero essere affrontati.
A partire dalla minaccia terroristica e dalle violenze di cui sono vittime i cristiani nel mondo, argomenti continuamente evocati nelle ultime settimane dal Papa, ma particolarmente sentiti anche dal Presidente della Repubblica, nell’ottica di un’attenzione alla tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, a partire dalla libertà religiosa e di coscienza, rifuggendo da richiami a scontri di civiltà.
Basti ricordare a questo proposito le parole pronunciate da Mattarella in occasione del discorso di insediamento: “la pratica della violenza in nome della religione sembrava un capitolo chiuso della storia, da tempo. Va condannato e combattuto chi strumentalizza ai fini di dominio il proprio credo, violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa. Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell’ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà sarebbe, io credo, un grave errore”.
La crisi economica con le gravi conseguenze soprattutto sull’occupazione e sulla vita delle famiglie potrebbe essere un’altra delle comuni preoccupazioni, mentre se ci sarà un approfondimento delle vicende politiche italiane, è probabile che emerga una comune visione incentrata sul richiamo ai valori etici e morali.

Redazione

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