La fumata nera è arrivata mentre circa trecento dipendenti regionali occupavano l’assessorato al Bilancio occupavano retto da Alessandro Baccei, inviato speciale da Renzi e Del Rio che per tagliare pensioni, permessi e promozioni a tutto l’universo mondo dei lavoratori che ruota attorno a “mamma Regione”.
L’incontro fra Crocetta e i rappresentanti sindacali per evitare lo sciopero generale proclamato da confederali e autonomi, non solo è andato a vuoto ma, come spesso accade quando c’è di mezzo il Presidente della Regione, ha assunto toni surreali.
Di fronte alla richiesta di stralciare le norme relative al personale, concordando un intervento organico, il governatore ormai “dimezzato” ha preso il telefono e ha chiesto il permesso al proconsole romano il quale ha risposto semplicemente: “Non se ne parla”. Insomma l’ufficiale che dà ordini al comandante. Che si tratti o meno di un gioco delle parti è evidente che Crocetta dalla vicenda non esce bene.
«Crocetta — dice Enzo Abbinanti, della Fp-Cgil — è riuscito nel miracolo di ricompattarci tutti sotto un unico fronte comune». L’apertura prospettata ieri mattina dal governatore si è infranta contro il muro dell’assessore Baccei. Che ha detto no alla precondizione pretesa dai sindacati per riaprire la trattativa: lo stralcio di tutte le norme sul personale previste nella Finanziaria.
Il casus belli è la riforma delle pensioni, che costano alla Regione 634 milioni di euro l’anno. Nella nuova finanziaria è previsto che il calcolo con il sistema contributivo sia esteso anche agli assunti prima del 1986 che finora hanno goduto del regime misto contributivo e retributivo.
«Non si tratta di salvaguardare privilegi — dice Michele D’Amico del Codir — ma di tutelare un diritto maturato per legge.
Barricate anche contro i tagli alle indennità per il personale tecnico del Corpo forestale, i permessi sindacali e quelli per esigenze familiari (per gli statali il tetto massimo è tre giorni l’anno, per i regionali 45 giorni), la mobilità e i prepensionamenti.
«Crocetta — sostiene Luigi Caracausi della Cisl-Fp — dice che con i prepensionamenti si risparmierebbero 40 milioni in tre anni: spiccioli rispetto agli sprechi veri. Diteci quanto serve e vi diremo noi dove tagliare». «Basterebbe mettere le mani sui costi altissimi degli uffici di gabinetto, sugli affitti scandalosi delle sedi regionali o su enti inutili come Sicilia e-Servizi o Arsea», aggiunge Luca Crimi della Uil-Fpl.
No ai «tagli lineari» anche da Dario Matranga dei Cobas, che raccoglie il maggior numero di lavoratori del comparto non dirigenziale.
Già per oggi quattromila persone e quindici pullman da tutta la Sicilia sono pronti a paralizzare piazza Indipendenza per il sit-in che apre lo scontro frontale, mentre assemblee del personale sono state indette in tutti gli uffici territoriali dell’Isola. Il rischio per i turisti di trovare sbarrate le porte di musei e siti monumentali è altissimo: al Teatro antico di Taormina — solo per fare un esempio — la trasferta palermitana per partecipare alla manifestazione è quasi del cento per cento.
Con i dipendenti in stato di agitazione, gli uffici del Genio civile e i Centri per l’impiego potrebbero sospendere l’attività anche agli sportelli. Più difficile anche ottenere targhe, libretti e rinnovo della patente nelle sedi della Motorizzazione civile. Servizi a metà si annunciano anche nelle Camere di commercio, all’Ente acquedotti siciliani e nel settore delle dighe. Ma la paralisi vera — secondo i sindacati — sarà venerdì: «L’adesione — annunciano — è stimata a oltre il 70 per cento».
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