Dopo la partita persa al 93’ contro l’Inter, arriva un’altra beffa a tempo scaduto contro la capolista Juve. Il Catania quest’anno soffre disgraziatamente i minuti finali di gara: Roma, Udine, Pescara, sono altri esempi passati che fanno riflettere quanto i rossoazzurri cedano psicologicamente proprio nel momento in cui bisogna consolidare ciò che di buono è stato fatto per tutto il corso del match.
Eppure oggi la partita è stata preparata in una certa maniera. Maran ha rinunciato al costrutto di base del 4-3-3, coprendosi a specchio con il 3-5-2 per arginare meglio la manovra principale della Juve che è data dal gioco sugli esterni con Asamoah e Lichtsteiner. Attenti Izco e Marchese sui due juventini, il concetto prinicipale della partita di oggi era quello di difendere tutti dietro la linea del pallone e ripartire in contropiede con la velocità degli imprevedibili Castro e Gomez. Ciò che è riuscito molto bene al Catania è stata sicuramente la fase difensiva molto meno quella offensiva ma il gol che è arrivato al 93’ non premia assolutamente la barricata schierata da Maran allo Juventus Stadium.
Tante sono le questioni che possono emergere dopo una partita del genere: meglio giocare a viso aperto con il 4-3-3 con Cani in sostituzione dell’infortunato Bergessio o chiudersi per tutta la partita non impensierendo assolutamente la Juve, che oggi mancava di lucidità in uomini eterminanti(Pirlo,Marchisio)?
Non si vuol criticare assolutamente la scelta tecnica di Maran che ha voluto giocarsela in maniera intelligente ma se il Dna del Catania è quello di offendere e creare sempre gioco oggi non lo si è fatto. Tanti applausi vanno fatti agli undici rossazzurri ma bisogna analizzare bene i motivi che portano il Catania ha mollare in quei minuti finali.
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