I Forconi tornano in piazza
Protesta sia ma senza disagi. Lo assicura Mariano Ferro che è rimasto a capo del gruppo più compatto dei ‘Forconi’
di Rossella Puccio
Protesta sia ma senza disagi. Lo assicura Mariano Ferro che è rimasto a capo del gruppo più compatto dei ‘Forconi’, dopo la spaccatura con Martino Morsello che sosta, all’interno di un camper, con un esiguo gruppo di accoliti davanti l’ingresso di Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione Siciliana, e non è d’accordo con la scelta di Ferro di abbassare i toni della protesta. Intanto sono ripresi i presidi in alcuni comuni siciliani, come quello di Avola, Modica, Serradifalco, Palazzo Acreide, e nel resto dell’Isola (non si esclude anche la mobilitazione dei movimenti che si sono creati nel resto d’Italia) assemblee e riunioni dei vari gruppi pianificano nuove azioni. Si tengono fuori questa volta gli autotrasportatori dell’Aias, anche se il leader dell’associazione, Giuseppe Richichi, ha chiarito che «non c’è alcuna spaccatura all’interno del movimento Forza d’Urto, ma solo strategie diverse».
Si parla di partito politico. Le ultime indiscrezioni, infatti, farebbero riferimento a un scesa in politica delle due ‘anime’ (gemelle e spaccate) dei Movimento dei Forconi. Ferro e Morsello non lo escluderebbero, e proprio da Morsello arriverebbero le prime indiscrezioni su una conferma imminente. Entrambi hanno dichiarato di volersi muovere a oltranza per «mandare a casa la classe politica che ha distrutto l’economia siciliana». Entrambi hanno dichiarato di aver depositato a Marsala, il 25 gennaio, nome e simbolo: una Sicilia gialla con due attrezzi sopra. La differenza sta nel Forcone, giallo quello di Morsello e scuro quello di Ferro. Sfumature insomma, di quella che però sembra essere la stessa morale (della favola?!): si scenderà in piazza sì, ma quella politica. Forse una scelta che creerà ulteriori spaccature, perché c’è chi parla di inquinare la protesta, e di smontarla, dando proprio adito ai dubbi di molti su manovre sottese che già avevano preventivato il ‘meramente politico’. La protesta, per certi aspetti, aveva funzionato puntando proprio sull’alzata di testa di un popolo sceso in piazza senza bandiere, il 25 gennaio scorso. Si parlava di diritto, di dignitià, si richiedeva l’applicazione dello Statuto in un linguaggio che alla politica parlava faccia faccia, e nonostante i disagi, e le ingenti perdite economiche (oggi ne abbiamo una stima), c’era chi a questo Movimento ha dato speranza. In quanti però continueranno a sostenere i due leader, contrapposti tra l’altro, nella scelta di una scesa politica? La protesta intanto sta di nuovo per mobilitarsi con blocchi e azioni diversificate. Ma a mobilitarsi sono anche i dubbi sul Movimento.