“Ho cambiato il contatore e mi sono arrivati 8mila euro di bolletta”: succede con questa società | Meglio evitarla come la peste
La sostituzione del contatore guasto può garantire un risparmio notevole.
Beatrice, titolare di un’attività commerciale, si è ritrovata a fronteggiare una bolletta di 8.000 euro subito dopo la sostituzione del contatore da parte della sua società fornitrice di energia elettrica. Il contatore precedente era malfunzionante, ma la cifra spropositata ha lasciato la cliente sbalordita.
Dopo un’immediata contestazione al servizio clienti e il mancato pagamento della bolletta, è arrivata la messa in mora e, successivamente, l’interruzione della fornitura. Questo ha causato ulteriori danni, tra cui la perdita di merce refrigerata.
La vicenda pone al centro il contratto di somministrazione, regolato dall’articolo 1559 del Codice Civile, che impone obblighi sia per il gestore sia per l’utente. Mentre il cliente è responsabile della custodia del contatore, è il fornitore a dover garantire la correttezza dei consumi registrati e delle bollette emesse. Se il contatore risulta malfunzionante, l’utente ha diritto di richiederne la verifica e di contestare eventuali consumi anomali.
Secondo la giurisprudenza, è onere del gestore dimostrare che il dispositivo di misurazione funzioni correttamente. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione nella sentenza n. 297/2020, evidenziando che il consumatore può presentare elementi concreti, come anomalie rispetto ai consumi abituali, per contestare le bollette.
Il risarcimento richiedere prove certe
L’interruzione della fornitura, come accaduto a Beatrice, può causare danni significativi, qualificabili come danno emergente, ad esempio la perdita di prodotti deperibili. Inoltre, può configurarsi il diritto al risarcimento per lucro cessante o perdita di chance, qualora si dimostri un danno economico concreto.
La Cassazione (sentenza n. 15385/2011) ha stabilito che il risarcimento richiede prove certe, anche indirette, che attestino l’impatto economico del disservizio. Nel caso specifico, la società fornitrice avrebbe dovuto evitare l’interruzione della fornitura prima della risoluzione della controversia.
Si passa alla vie legali
La mancata adozione di misure adeguate a garantire continuità può comportare la responsabilità del gestore e l’obbligo di risarcire i danni, compresa la perdita di merce.
Per Beatrice, il prossimo passo sarà agire legalmente per ottenere il risarcimento, facendo leva sui principi normativi e giurisprudenziali. La vicenda è un monito per i consumatori: attenzione a scegliere fornitori affidabili, perché i costi di un disservizio possono essere devastanti.