HIV: quando fare l’amore uccide
Negati gli arresti domiciliari a Luigi, accusato dell’omicidio di Stefania, “cagionato trasmettendo alla vittima, nel corso della relazione che li aveva legati dal 2004 al 2008, il virus dell’HIV tramite rapporti sessuali non protetti e senza allertarla circa la possibilità di un contagio, anche quando la stessa si era ammalata, andando incontro ad un vero e proprio calvario protrattosi per un lungo periodo senza che il virus le fosse tempestivamente diagnosticato”.
Risulta, invece, idonea la custodia cautelare carceraria, “a fronte delle concrete modalità di commissione del fatto e dell’allarmante personalità dell’indagato, mostratosi totalmente sprezzante dell’altrui incolumità, lucidamente sacrificata per anni nascondendo la propria sieropositività non solo alla vittima ma anche alle plurime compagne con cui aveva intrattenuto rapporti sessuali; disinteressandosi completamente della loro salute e anzi accettando il rischio di diffondere il virus in maniera incontrollabile; mostrando non comuni capacità manipolatorie e inducendo le donne, con cui aveva intrattenuto rapporti, a prestare cieca aderenza a ogni sua prospettazione”.
Sentenza n. 21107 del 28.5.2021 della Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione.