Palermo – Dopo quasi due anni d’indagine, la Guardia di Finanza di Palermo ha messo fine alle attività di un’agguerrita organizzazione criminale che per diversi mesi ha gravemente danneggiato numerose imprese che hanno fatto transitare le proprie merci, destinate al mercato siciliano o all’estero, per il porto di Palermo, rendendosi responsabile di furti e rapine in serie, anche a mano armata, a furgoni e autoarticolati e conseguenti attività di ricettazione.
Circa 100 finanzieri hanno dato esecuzione a 21 ordinanze di custodia cautelare, di cui 20 in carcere e 1 agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettanti soggetti per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla perpetrazione di numerosi reati quali, sequestro di persona a scopo di rapina, rapina aggravata, furto aggravato, ricettazione e traffico di prodotti contraffatti; altre 6 persone sono indagate nell’ambito della stessa operazione.
La pianificazione dei colpi avveniva per la massima parte all’interno del porto di Palermo, dove uno dei vertici del sodalizio – peraltro fratello del boss mafioso della cosca di “Borgo Vecchio” – in atto detenuto ed egli stesso gravato da precedenti per associazione di tipo mafioso, estorsione, rapina e contrabbando – gestiva, quale socio di fatto, una s.r.l. con sede presso la “banchina puntone” operante nel settore “trasporti” della logistica portuale che, oltre ad esercitare un diffuso controllo sui prezzi del comparto e sulle assegnazioni dei diversi trasporti ai singoli vettori, monitorava per conto della “banda” arrivi e partenze dei carichi più interessanti da depredare, organizzando, in accordo con gli altri sodali, tutte le fasi dei furti e delle rapine.
Le azioni appropriative dei carichi avvenivano, a seconda dei casi, con tre diverse modalità, di volta in volta ben studiate “a tavolino”:
Con intercettazioni telefoniche ed ambientali, video riprese con telecamere nascoste e numerosi servizi di osservazione e pedinamento, il Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata – GICO – del Nucleo di polizia tributaria di Palermo, con il supporto del locale Gruppo territoriale della Corpo, ha potuto monitorare e ricostruire tutte le fasi di pianificazione, preparazione ed esecuzione, oltre che della successiva ricettazione della merce trafugata, di 10 “colpi” posti in essere dalla “banda” da gennaio a ottobre 2012, quali:
Il tutto, per un valore complessivo al dettaglio della merce trafugata stimabile in più di 4 milioni di euro; sono stati acquisiti, inoltre, elementi indiziari della responsabilità dello stesso sodalizio in ulteriori 11 azioni criminose perpetrate fra giugno e novembre 2011.
Per ogni colpo la “banda” studiava ogni minimo dettaglio, selezionando preliminarmente i siti dove la merce sarebbe stata depositata prima dello smercio sulla piazza palermitana, così come i canali di ricettazione; in tale contesto si inquadra il maxisequestro effettuato il 30 agosto dello scorso anno dai finanzieri del Gruppo di Palermo – attivati dai colleghi del GICO che stavano tenendo sotto controllo la “banda” – presso un supermercato del quartiere “Noce”, di 15 tonnellate di derrate alimentari frutto di una rapina posta in essere dal sodalizio il precedente 22 luglio e quello effettuato il 17 settembre 2012 dal medesimo Reparto nei pressi di via Belgio, sempre su attivazione del GICO, di fusti di olio lubrificanti oggetto del furto perpetrato dal sodalizio nello stesso giorno.
Ma i furti e le rapine non erano la sola attività illecita dell’organizzazione, molto attiva anche nel piazzamento sul mercato palermitano di prodotti contraffatti, di cui si approvvigionava in Campania da soggetti napoletani pluripregiudicati, di cui almeno uno vicino alla Camorra; a tale ambito vanno ricondotti i sequestri effettuati a luglio e ottobre 2012, rispettivamente dai finanzieri del Gruppo di Palermo all’interno del porto palermitano e da quelli del Nucleo di polizia tributaria in un magazzino di Brancaccio utilizzato dalla “banda”, di due Tir carichi di confezioni di detersivi contraffatti, complessivamente pari a circa 38 tonnellate.
L’operazione di oggi mette fine ad una organizzazione criminale che ha posto in serio pericolo le prospettive di sviluppo dell’economia gravitante intorno al porto palermitano; alcune segnalazioni giunte alla Guardia di Finanza a ad altre Istituzioni durante le indagini, hanno infatti paventato il rischio di abbandono del porto stesso da parte di importanti aziende, ove fosse continuata la serie di furti e rapine di merci transitanti per lo scalo.
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